Fallimento del cinismo politico

Il cinico non è adatto a questo mestiere. Ryszard Kapuscinski, uno dei più grandi reporter di sempre, pensava così del suo mestiere. Non puoi raccontare bene il mondo se non hai simpatia per gli esseri umani, se non provi compassione per la povertà e la sofferenza. Se disprezzi gli ideali e i valori più nobili. Cambia mestiere, perché non sei in grado di capire la realtà nella sua verità. E quindi non puoi farla comprendere agli altri.
Possiamo dire lo stesso della politica.
Il cinico non è adatto al mestiere di politico. Anche se molti pensano il contrario. Anche se è di moda prendersela col cosiddetto «buonismo», parola idiota inventata dal cinismo dilagante, anche tra i bravi benpensanti, e spacciato per realismo.
Il cinico non può governare bene un mondo che non comprende nella sua verità.

Il fallimento del cinismo politico è sotto i nostri occhi.

 

Il terrorismo è cresciuto sul cinismo della politica occidentale

 

La sequenza impressionante di vittime per mano dei terroristi islamisti, mentre ci muove al dolore per gli uccisi, alla condanna più ferma degli assassini e alla necessità per tutti di rifiutare, isolare e contrastare, senza concessione alcuna, ogni forma di violenza (le comunità islamiche insistano su questo, è indispensabile farlo entrare nella testa dei giovani), ci richiama al dovere di ricordare che siamo di fronte al fallimento totale del cinismo politico che ha guidato negli ultimi decenni la politica occidentale nel Medio Oriente, e che ha prodotto l’impressionante sfascio di quell’area.
È su questo sfascio che è cresciuto il terrorismo che da anni, sotto varie sigle, sta insanguinando il mondo.
Da quell’area così disastrata provengono anche tre quarti dei profughi che bussano alle porte dell’Europa.

Afghanistan, Iraq, Siria: la geografia del cinismo politico, del terrorismo islamista e dei milioni di poveri profughi privati di tutto, anche della nostra pietà, è in gran parte questa.

Sono Paesi di grande importanza strategica ed energetica, altrimenti tanto interesse non ci sarebbe stato.
Pagano i poveri diavoli il conto dei cinici.

 

Afghanistan

 

I mujaheddin, fondamentalisti islamici che negli anni Ottanta, finanziati e sostenuti dall’Occidente, combattevano i russi che occupavano l’Afghanistan furono tra i primi gruppi di terroristi islamici.
Il loro estremismo religioso e politico piaceva molto agli occidentali, perché era una formidabile forza anti sovietica. Tutto andava bene pur di battere i comunisti.
Su questo cinismo sono cresciuti i fondamentalisti verso cui mostriamo oggi tanto disgusto e orrore.
Poi la storia è andata avanti, i mujaheddin ci sono sfuggiti di mano, il terrorismo è dilagato, con i talebani e Al Qaeda, e si è rivoltato contro l’Occidente che tanto l’aveva curato.
La guerra in Afghanistan del 2001, a seguito dell’orrendo attentato alle torri gemelle di New York, segna l’apice del fallimento del cinismo occidentale in quel Paese. Una guerra che non è mai finita, e alla quale si oppose in solitudine papa Giovanni Paolo II, che si rifiutò sempre, come fa oggi papa Francesco con la «terza guerra mondiale» in corso, di considerarla una guerra di religione o uno scontro di civiltà.
Nei primi sei mesi di quest’anno, secondo le Nazioni Unite, ci sono stati in Afghanistan, accanto ai tanti militari morti, 1.601 morti tra i civili e 3.565 feriti, per scontri o attentati terroristici.
I bambini morti sono 388, quelli feriti e mutilati 1.121. Una strage che ignoriamo e non ci commuove.

Il terrorismo fa molte più vittime nei Paesi da cui fuggono i profughi, mai dimenticarlo.
Per trentatré anni l’Afghanistan è stato in cima alla triste lista dei Paesi da cui sono stati costretti a fuggire i profughi, 2,7 milioni di profughi secondo il recente Rapporto Unhcr. Primo, infausto posto preso in questi ultimi anni dalla Siria.

 

Iraq

 

All’inizio di questo mese di luglio è stato presentato il monumentale rapporto della commissione d’inchiesta britannica, guidata da Sir John Chilcot, che ha indagato per sette anni sulla decisione del governo guidato da Tony Blair di muovere guerra all’Iraq di Saddam Hussein nel 2003 congiuntamente agli Stati Uniti di George Bush.
In dodici volumi, per un totale di 150 mila documenti, l’inchiesta ha dimostrato, in sostanza, che l’invasione dell’Iraq fu decisa esagerando deliberatamente sulle armi possedute da Saddam e senza aver prima percorso adeguatamente le vie pacifiche. Insomma, si volle a ogni costo la guerra e si inventarono i motivi per giustificarla.
La quintessenza del cinismo.
Furono tante le voci allora che denunciarono quello che oggi il Rapporto Chilcot dimostra. Voci inascoltate e derise dai cinici spacciati per realisti. Anche a casa nostra.
Allora l’idiota parola «buonista» non c’era, c’erano dei sinonimi, altrettanto sprezzanti per bollare i pacifisti.
Ma la sciagurata guerra all’Iraq è considerata la madre dell’attuale sfascio del Medio Oriente.

Ecco il risultato del cinismo politico. E il terrorismo, alimentato a dismisura dalla guerra, continua anche in Iraq a seminare morti e a creare moltitudini di profughi.

 

Siria

 

Da cinque anni la guerra infuria e ha fatto più di 250 mila morti. Su una popolazione di 23 milioni di abitanti si contano 7 milioni e mezzo di sfollati e 4 milioni e 900 mila profughi (fuori del Paese). Un popolo distrutto.
Nato da una delle sfortunate «primavere arabe», il conflitto è presto diventato una guerra pro o contro il regime di Assad. Russi a favore, americani contro.
E per battere Assad si è lasciato all’inizio campo libero ai jihadisti, da parte di americani, turchi e dei loro alleati.
Il cinismo politico occidentale ha pensato ancora una volta di servirsi dei fondamentalisti islamici e del conflitto eterno tra sunniti e sciiti, con tutte le sue complesse e contraddittorie varianti, per far fuori l’avversario. Come sono andate le cose è sotto gli occhi di tutti.
Intanto l’Occidente (Usa, Francia, Regno Unito, Italia, Germania) continua a fornire armi a quei Paesi, come l’Arabia Saudita (primo importatore al mondo di armi), accusati da più parti, e autorevoli inchieste (ad esempio quella del «New York Times» del 21 maggio 2016), di sostenere l’Isis. Questo e altro per il petrolio e i capitali orientali depositati nei nostri forzieri.
Il cinismo occidentale è sconfinato.
No, il cinico non è adatto al mestiere di politico. Non governa il mondo, lo distrugge.

 

Pubblicato sul quotidiano  “l’Adige” il 29 luglio 2016