Che siano senzatetto che non trovano un letto nelle nostre città, che siano profughi fuggiti dalla miseria e dalla guerra, che siano adulti che hanno perso il lavoro, che siano giovani in cerca di lavoro, che siano famiglie in gravi difficoltà, che siano madri o padri soli, che siano studenti privati della possibilità di avanzare negli studi, che siano anziani che faticano a sopravvivere: la questione della crescente povertà è drammaticamente sotto gli occhi di tutti.
È la questione più grave che abbiamo davanti ed è quella sulla quale dovrebbe concentrarsi l’azione politica.
Non è così: l’azione politica è più concentrata sulle prossime elezioni, a livello nazionale come a livello locale. Ci aspettano mesi e mesi di campagna elettorale. Mentre i poveri crescono.
Quello che serve subito, adesso, non fra due anni, è un piano forte, coordinato, straordinario per affrontare le crescenti povertà e disuguaglianze. Un piano di breve e medio periodo che metta in campo il meglio delle capacità organizzative, culturali, finanziarie di cui disponiamo.
Non mancano gli interventi di settore, sia chiaro. Non è che non si stiano facendo delle buone cose, almeno in provincia di Trento e a livello di qualche Comune.
Ma qui ci vuole qualcosa di più che rincorrere e tamponare le singole situazioni di disagio che vengono a crearsi. Si sta rincorrendo e tamponando, quando ci si riesce.
Qui occorre fare una volta per sempre un salto di qualità, mettere il tema al primo posto dell’agenda politica e amministrativa, e dedicargli l’attenzione che merita. Questo dovrebbe essere l’argomento dominante dei prossimi mesi.
Finora, quali analisi serie hanno prodotto i partiti e i movimenti politici? Analisi serie, studi seri, dibattiti seri, proposte serie?
Il locale, il nazionale, l’internazionale si intrecciano nell’affrontare il tema delle povertà e delle disuguaglianze. Ciascuno deve fare la propria parte, ma la politica locale è presente anche nei parlamenti nazionale ed europei.
La politica è una, si articola poi nei diversi ambiti, ma è una. Ha un’ispirazione, degli ideali, dei progetti di società. O almeno dovrebbe averli.
I cittadini devono vedere, toccare con mano che il dramma delle crescenti povertà e disuguaglianze sta a cuore alla politica, ma seriamente, non con qualche slogan da quattro soldi. Seriamente. A livello nazionale come a livello locale.
Bisogna agire.
Se a ogni statistica sulla povertà e la disuguaglianza che viene diffusa (siamo inondati!) corrispondesse un atto di governo, locale, nazionale, internazionale per contrastare l’una e l’altra, il mondo non sarebbe quella vergogna che il rapporto dell’organizzazione Oxfam ci ha ricordato nei giorni scorsi: otto persone nel mondo possiedono la stessa ricchezza di metà della popolazione mondiale (3 miliardi e 600 milioni di persone).
Ma dietro questa situazione allucinante, che ci dice in quale folle e ripugnante mondo stiamo vivendo, ci sono le tante povertà e disuguaglianze diffuse, a tutti i livelli.
Le disuguaglianze e la povertà aumentano anche in Italia.
Nel dicembre scorso lo documentava l’Istat, mentre pochi giorni prima il Censis descriveva una situazione dove i giovani sono più poveri dei nonni. Il Trentino è dentro questo contesto, anche se la situazione è meno grave.
Ma «l’Adige» del 21 giugno 2016 presentava puntualmente i dati diffusi dal Comune di Trento con questo titolo «In città crescono poveri e paperoni».
È inutile scandalizzarsi per gli otto ricchi e per un disumano sistema economico e finanziario che crea moltitudini di poveri e miserabili se non facciamo azioni concrete qui, adesso. Con la politica, perché la carità e l’assistenza dobbiamo farle, ma è la politica che deve fare la sua parte.
È il primato della politica che deve tornare in gioco, a tutti i livelli.
Non solo per i ricchi e i potenti che in questi giorni si riuniscono a Davos, nel più inutile festival dell’economia che si svolga al mondo.
La politica che deve ritrovare la forza di un nuovo, radicale riformismo come hanno ricordato nei scorsi i più lucidi analisti dei disastri prodotti dal sistema economico e finanziario imperante, come Thomas Piketty e Joseph Stiglitz.
Perché se la politica non affronta il dramma della povertà e della disuguaglianza, che politica è?
Che legittimità morale può pretendere?
Che passione e che volontà di partecipazione potrà mai suscitare?
Pubblicato sul giornale «l’Adige» il 19 gennaio 2017