Il volantino che Eglantyne Jebb e Barbara Ayrton Gould distribuiscono in Trafalgar Square, nel cuore di Londra, il 19 aprile 1919 è un pugno nello stomaco: un bambino denutrito, la testa sproporzionata, gli occhi sbarrati e smarriti.
Milioni di bambini come questo, recita il testo, stanno morendo di fame. Basta sanzioni economiche!
E in un altro volantino: per cosa si batte la Gran Bretagna? Per far morire di fame i bambini? Torturare le donne? Uccidere gli anziani?
La clamorosa azione delle due donne va contro il senso comune: quei bambini sono i figli dei nemici austriaci e germanici che vanno puniti e umiliati per aver voluto la guerra che ha ucciso i nostri figli. Le sanzioni imposte dai vincitori alla Germania e all’Austria sono spietate.
Come denuncerà alcuni mesi dopo il grande economista britannico John Maynard Keynes in un libro famoso Le conseguenze economiche della pace.
Fame, peste, tubercolosi, rachitismo mietono vittime a milioni in Germania e in Austria.
Il senso di umanità è andato perduto, scrive Keynes, e ne pagheremo tutti le conseguenze.
Ma Eglantyne non l’ha perduto.
Ha 43 anni e con la sorella Dorothy e poche altre donne ha fondato un’associazione per soccorrere i bambini austriaci e tedeschi.
Ma i volantini sono inaccettabili per le autorità. Eglantyne e Barbara vengono arrestate e processate.
Il processo si conclude con una mite condanna: cinque sterline di multa a testa o undici giorni di prigione. Il procuratore capo sir Archibald Bodkin alla fine del processo dà ad Eglantyne cinque sterline in segno di solidarietà.
Quelle cinque sterline, racconta Raffaela Milano nel libro I figli dei nemici (Rizzoli, 2019), saranno per Eglantyne e sua sorella Dorothy la base per lanciare un nuovo movimento, “Save the children”. Le sterline diventeranno in un anno 400 mila.
Eglantyne si butta a capofitto nell’impresa. Muove mezzo mondo. L’Italia accoglie 6000 bambini austriaci. Papa Bendetto XV, il pacifista, la riceve in udienza, lei non cattolica, e sostiene la campagna di Save the children con ben due encicliche.
Eglantyne viaggia per l’Europa, ovunque c’è bisogno. Anche in Russia. E in Grecia sono centinaia di migliaia i profughi armeni fuggiti dalla Turchia. Vuole organizzazione e competenza professionale: la bontà non basta. E diritti e giustizia, non sentimentalismi.
Crede nell’utopia e realizza l’impossibile.
Muore nel 1928. Le sue ultime parole: “Il mondo è una casa comune”.
Save the children è viva. Ed è presente in tanti Paesi. Anche in Yemen dove la guerra e il colera stanno sterminando migliaia di bambini.
Pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 27 marzo 2020.
Per saperne di più:
- Milano, I figli dei nemici. Eglantyne Jebb. Storia della rivoluzionaria che fondò Save the Children, Rizzoli, 2019;
- Bianchi, L’avventura della pace. Pacifismo e grande guerra, Unicopli, 2018;
- J.M. Keynes, Le conseguenze economiche della pace, Adelphi, 2007.