La Rosa bianca e la resistenza di Sophie Scholl

Scrive Sophie Scholl all’amica Lisa Remppis il 17 febbraio 1943:

“Sto ascoltando il Quintetto delle trote al grammofono. Vorrei essere anch’io una trota quando ascolto l’Andantino”.

Con le note di Schubert, Sophie sente i profumi della primavera ed è felice.

Aggiunge:

 

Non si può fare a meno di gioire e di ridere… Si percepisce tutto il giubilo degli uccelli e delle altre creature. La ripetizione del tema con il pianoforte, oh, sì, può incantare come l’acqua fredda trasparente e spumosa!

 

Scrive come niente fosse. Non ha ancora ventidue anni. Ma Sophie è una resistente e mentre scrive sa che il giorno dopo dovrà compiere un’azione temeraria. E quando l’amica Lisa riceve la lettera, Sophie forse è già morta.

Col fratello Hans, la mattina del 18 febbraio va a distribuire i volantini del gruppo antinazista della Rosa Bianca nei corridoi dell’università di Monaco di Baviera, mentre gli studenti sono nelle aule.

Ma vengono scoperti e arrestati. Con loro, poi, gli altri del gruppo: tre studenti, Willi Graf, Alex Schmorell, Chrstoph Probst, e un professore, Kurt Huber.

Saranno tutti processati e ammazzati in nome del Terzo Reich. Nell’ultimo volantino, il sesto (i precedenti li avevano infilati di nascosto nelle buche delle lettere, anche in altre città), incitavano gli studenti alla ribellione:

 

Il giorno della resa dei conti è venuto, la resa dei conti della gioventù tedesca con la più abominevole tirannia che il nostro popolo abbia mai sopportato…

La Gioventù hitleriana, le Sa, le Ss hanno cercato negli anni più formativi della nostra vita di renderci uniformi…

L’orribile bagno di sangue che essi hanno causato e che ogni giorno causano in tutta l’Europa…

Il nome tedesco rimarrà disonorato per sempre se la gioventù tedesca non insorgerà.

 

Ma gli studenti applaudiranno il bidello che li ha denunciati.

Sophie era nata il 9 maggio 1921 a Forchtenberg, nel Baden-Württemberg, quarta di sei fratelli. Mamma Magdalene e papà Robert li educano alla fede cristiana, protestante-cattolica, e alla libertà.

Dopo la maturità si iscrive a Biologia e Filosofia all’università di Monaco.

Suo fratello Hans, nel ’42, la coinvolge nella Rosa Bianca. Una delle più belle storie di resistenza.

Sophie affronterà gli interrogatori e il duro processo a testa alta:

La libertà spirituale viene limitata in una maniera che contraddice il mio essere interiore. Non voglio avere nulla a che fare col nazionalsocialismo.

 

E ai genitori, il 22 febbraio, prima dell’impiccagione: “Ci siamo assunti la responsabilità di tutto, di tutto. Questo smuoverà le acque”.

Poi andò al patibolo senza battere ciglio.

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Pubblicato sul quotidiano “Trentino” l’8 maggio 2020 e poi nel libro Testimoni.

Vedi anche “L’angelo della libertà. Presentazione del libro La Rosa Bianca non vi darà pace”.