Giuntella e don Chisciotte

Paolo Giuntella

« Don Chisciotte è forse il romanzo più bello che abbia prodotto l’Occidente.

Certo, per me, una delle letture che, in assoluto, mi ha più preso. “Dire spiritosaggini, scrivere cose argute è solo da grandi ingegni”, scrive Cervantes. » (Paolo Giuntella)

 

 

 

Paolo Giuntella, romano, giornalista, scrittore, fondatore dell’associazione Rosa Bianca, presidente della Lega Democratica, ci lasciava il 22 maggio 2008, prossimo al compimento dei 62 anni, dopo una lunga malattia che aveva affrontato sempre in piedi, svolgendo fino all’ultimo, con la consueta passione, il suo lavoro di quirinalista del TG1.

Lo ricordiamo con questa pagina tratta dal suo libro Strada verso la libertà. Il cristianesimo raccontato ai giovani.

 

Don Chisciotte, un testo di “resistenza”

« Don Chisciotte è forse il romanzo più bello che abbia prodotto l’Occidente. Certo, per me, una delle letture che, in assoluto, mi ha più preso.

“Dire spiritosaggini, scrivere cose argute è solo da grandi ingegni”, scrive Cervantes.

E il suo grande romanzo, lettura fantastica e piacevole, unisce il profondo assoluto della vita: il riso e l’amore, la celia, l’irriverenza e la limpidezza della fede, lo scherzo e la sconfitta, la speranza. La leggerezza (apparente) e la profondità spirituale (inapparente).

Dietro, e forse dentro, le maschere di Sancho Panza e di don Chisciotte, la presa in giro della banalità popolana di Sancho e dei suoi proverbi, o la stralunata e comica follia del cavaliere, si possono ritrovare le virtù bibliche: “Se mai dovessi far piegare la bacchetta della giustizia, non sia per il peso del dono, ma per quello della misericordia”, consiglia don Chisciotte a Sancho Panza.

 

 

E il fido scudiero, nell’incubo beffa del suo governo della famosa e ambita isola, risponde al perfido Duca che ha organizzato alle sue spalle il divertimento suo e dei suoi nobili compari: “Il compito primo della mia professione è perdonare agli uomini e punire i superbi; voglio dire cioè: andare in soccorso ai miseri e distruggere i protervi”.

Così in bocca a un altro personaggio, Rocco Guinart, interlocutore di don Chisciotte, Cervantes mette una massima che insieme suona popolare e quasi proverbiale, ma anche una traduzione della durezza del Magnificat: “Il cielo per strane e inaudite giravolte (non immaginate dagli uomini) suole innalzare i caduti e arricchire i poveri”.

Del resto, Cervantes fa dire con queste parole il suo programma a don Chisciotte: “Perdonare ai sottomessi e prendere a calci i superbi”.

Per questo i nostri giorni sono il tempo privilegiato per tornare a leggere il Don Chisciotte, un testo di “resistenza”. »

 

Paolo Giuntella, Strada verso la libertà. Il cristianesimo raccontato ai giovani, prefazione di Giovanni Bachelet, Paoline, Milano 2004, pp. 215-216.