“La disgrazia degli individui senza status giuridico non consiste nell’essere privati della vita, della libertà, del perseguimento della felicità, dell’eguaglianza di fronte alla legge e della libertà di opinione (formule intese a risolvere i problemi nell’ambito di determinate comunità), ma nel non appartenere più ad alcuna comunità di sorta…”.
Hannah Arendt
Il 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato.
L’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) presenterà, come di consueto, il rapporto annuale sulla situazione dei rifugiati e degli sfollati nel mondo, paese per paese. Una situazione sempre più grave.
Sui rifugiati, Hannah Arendt scrisse pagine memorabili.
Filosofa della politica, nata ad Hannover nel 1906 in una famiglia ebraica, fu costretta a lasciare la Germania con l’avvento al potere di Hitler nel 1933.
Visse profuga e priva di cittadinanza in Francia e poi negli Stati Uniti dove insegnò in importanti università e dove ottenne la cittadinanza americana nel 1951. Tra i suoi libri più fanosi Le origini del totalitarsimo, La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, Vita activa, Sulla violenza.
Ecco alcuni passi tratti dal capitolo “Il tramonto dello Stato nazionale e la fine dei diritti umani” del libro Le origini del totalitarsimo.
Parole di drammatica attualità.
Schiuma della terra
“Le guerre civili scoppiate nel periodo fra i due conflitti mondiali furono più sanguinose e crudeli che in passato; e diedero luogo a migrazioni di gruppi che a differenza dei loro più fortunati predecessori, i profughi delle guerre religiose, non furono accolti e assimilati in nessun paese.
Una volta lasciata la patria d’origine essi rimasero senza patria, una volta lasciato il loro stato furono condannati all’apolidicità [l’essere apolidi, privi di cittadinanza, il non appartenere a una patria, a una nazione – Nota di VP].
Privati dei diritti umani garantiti dalla cittadinanza, si trovarono ad essere senza alcun diritto, la schiuma della terra.
… Per gruppi sempre più numerosi di persone cessarono improvvisamente di aver valore le norme del mondo circostante.
… La snazionalizzazione divenne un’arma efficace del governi totalitari, e l’incapacità degli stati nazionali europei a garantire ai perseguitati i diritti umani più elementari consentì a quei governi di imporre i loro criteri all’estero.
Quelli che i persecutori cacciarono dal paese come schiuma della terra – ebrei, trotzkisti, ecc. – vennero dovunque ricevuti come tali; quelli che erano stati definiti indesiderabili divennero gli indesiderabili d’Europa.
L’organo ufficiale delle SS, lo “Schwarze Korps”, affermò esplicitamente nel 1938 che, se il mondo non era ancora convinto che gli ebrei erano la feccia dell’umanità, si sarebbe ricreduto quando una schiera di mendicanti non identificabili, senza nazionalità, senza denaro, senza passaporto, avrebbe ben presto attraversato i confini.
Questa propaganda dei fatti concreta era più efficace della retorica di Goebbels; essa riusciva non solo a fare realmente degli ebrei la schiuma della terra, ma anche, cosa infinitamente più importante per il regime totalitario, a mostrare praticamente, con l’esempio dell’incredibile miseria di esseri innocenti, che gli inalienabili diritti dell’uomo erano una fandonia e le proteste delle democrazie pura e semplice ipocrisia.
Il termine “diritti umani” divenne per tutti, nei paesi totalitari e democratici, per le vittime, i persecutori e gli spettatori indifferentemente, sinonimo di idealismo ipocrita e ingenuo.
…
La disgrazia degli individui senza status giuridico non consiste nell’essere privati della vita, della libertà, del perseguimento della felicità, dell’eguagliazna di fronte alla legge e della libertà di opinione (formule intese a risolvere i problemi nell’ambito di determinate comunità), ma nel non appartenere più ad alcuna comunità di sorta, nel fatto che per essi non esiste più nessuna legge, che nessuno desidera più nemmeno opprimerli.
Solo nei regimi totalitari, nell’ultima fase di un lungo processo, il loro diritto alla vita è minacciato; solo se rimangono perfettamente ‘superlfui’, se non si trova nessuno che li ‘reclami’, la loro vita è in pericolo.
Anche i nazisti, nella loro opera di sterminio, hanno per prima cosa privato gli ebrei di status giuridico, della cittadinanza di seconda classe, e li hanno isolati dal mondo dei vivi ammassandoli nei ghetti e nei Lager; e, prima di azionare le camere a gas, li hanno offerti al mondo constatando con soddisfazione che nessuno li voleva.
In altre parole, è stata creata una condizione di completa assenza di diritti prima di calpestare il diritto alla vita”.
(Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Torino 1999, pp. 372-409.)
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Hannah Arendt, Noi profughi (1943), basato sulla sua esperienza di profuga senza diritti: “Il rispetto reciproco dei popoli europei è andato in frantumi quando, e perché, permise che i membri più deboli fossero esclusi e perseguitati”.
Noi profughi è stato pubblicato in Italia nel libro Ebraismo e modernità (Feltrinelli, 2003) che raccoglie testi di Hannah Arendt scritti tra il 1942 e il 1963 .
Leggi il testo qui: Noi profughi.