La storia sarà forse maestra di vita.
Di sicuro è maestra di menzogna. Soprattutto la storia dei popoli vinti, schiacciati, sterminati scritta dai vincitori. E che, ieri come oggi, nasconde crimini ed esalta false glorie.
Il compito di un vero storico è, allora, quello di smascherare le menzogne degli storici che lo hanno preceduto e restituirci le verità nascoste.
Angelo Del Boca, morto a 96 anni nella sua casa di Torino martedì 6 luglio, è stato lo storico che più di ogni altro ci ha restituito la verità sul nostro colonialismo in Africa. E su noi stessi. Gli siamo immensamente grati.
Abbiamo bisogno della verità. Anche se è una verità dura, che ci fa star male, fatta di crimini orrendi come l’uso dei gas, vietati dalle convenzioni internazionali, sulle popolazioni civili africane. Fatta di deportazioni e morte in campi di concentramento e di stragi di innocenti: bambini, donne, vecchi.
O di massacri di monaci cristiani ortodossi etiopi (copti) come a Debre Libanos, dove l’esercito italiano su ordine di Mussolini e Graziani ne sterminò per rappresaglia più di duemila alla fine di maggio del 1937. Massacro orrendo, sul quale Tv 2000, la rete della Conferenza episcopale italiana, ha prodotto un docufilm molto documentato e ricco di testimonianze, cosa che la Rai non ha mai fatto.
Crimini nascosti non solo durante il fascismo, ma anche dopo. Crimini che demolivano la favola del buon italiano in guerra.
I reduci, tranne pochissime eccezioni, avevano taciuto. Per spirito di gregge o per vergogna. Le cose che avevano visto o di cui erano stati corresponsabili erano talmente disumane da non poter essere raccontate alle spose, alle madri e ai figli. Con che coraggio avrebbero potuto raccontare di bambini gettati tra le fiamme o di donne scorticate dai gas velenosi? Pochi lo fecero, c’era un clima nazionale di omertà, dall’alto in basso.
Del Boca ha ricostruito con un enorme lavoro durato decenni la storia del nostro colonialismo e ha pubblicato molti libri sull’argomento. Scontrandosi con i poteri politici e militari (come il generale Emilio Faldella e l’ex ministro dell’Africa italiana, Alessandro Lessona) che non volevano che le verità venissero fuori.
Intitolò non a caso la sua autobiografia, pubblicata nel 2000, Un testimone scomodo. Un giornalista e storico, si definiva, mosso da “un grande bisogno di testimoniare, di denunciare menzogne e mistificazioni”.
Per la sua denuncia dell’uso dei gas sulle popolazione civili si scontrò anche con Indro Montanelli, che passa per essere il principe dei giornalisti italiani, il quale, volontario in Africa, aveva creduto nei valori fascisti. Niente di sorprendente, uno dei tanti. L’invasione dell’Etiopia era stata benedetta dall’Italia intera, Chiesa compresa.
Solo che Montanelli (che pure raccontava, quasi compiaciuto, della sua “sposa” etiope dodicenne comprata, “un animalino docile”) negava l’uso dei gas da parte degli italiani in nome dell’assunto ideologico che il nostro colonialismo era stato più umano di quello altrui.
Del Boca aveva reso noti i telegrammi inequivocabili di Mussolini al generale Graziani: 27 ottobre 1935 “Autorizzo impiego gas…”; 16 dicembre 1935: “Sta bene impiego gas…”; 28 dicembre 1935: “Autorizzo V.E. all’impiego anche su vasta scala di qualunque gas…; 29 marzo 1936: “le rinnovo autorizzazione impiego gas di qualunque specie e su qualunque scala”. Firmato: Mussolini. Tutti.
Montanelli, il cosiddetto principe dei giornalisti, e autore di molti libri di storia (quella di cui si diceva all’inizio), continuava a negare dicendo che Mussolini avrà ordinato, ma i gas non erano stati usati.
Un lungo scontro che Del Boca resse con la fermezza dell’uomo perbene e la passione per la verità di un vero principe del giornalismo e di un vero storico.
Finché il 6 febbraio 1996 arrivò l’ammissione, scritta e documentata, dell’uso dei gas da parte del ministro della Difesa, generale Domenico Corcione: “Nella guerra italo-etiopica furono impiegate bombe d’aereo e proiettili d’artiglieria caricati ad iprite ed arsine…”.
Un ammissione tardiva, ma che finalmente confermava la verità denunciata non solo da Del Boca, ma, da sempre, dai testimoni e dagli storici etiopi, o da scrittori stranieri, come Georges Bernanos ancora nel 1937.
Montanelli dovette rassegnarsi e chiedere scusa a Angelo Del Boca.
Che ricordiamo come un grande testimone del ‘900. Un testimone della verità.
I suoi memorabili libri sono indispensabili per chiunque voglia capire, accanto a quella solare, anche la parte nera del nostro essere italiani.
Editoriale pubblicato sul settimanale “Vita trentina” uscito giovedì 8 luglio 2021, data di testata domenica 11 luglio 2021.