Le nostre vite hanno importanza! Malaria, cosa vuol dire avere un vaccino: un svolta storica

Foto nigrizia.it

Il vaccino è come la libertà: bisogna non averlo per apprezzarlo. Bisogna vivere nell’Africa subsahariana per sapere cosa vuol dire non avere un vaccino contro la malaria. E vedere migliaia e migliaia di bambini morire ogni anno di questa malattia.

Ecco perché l’annuncio, fatto il 6 ottobre scorso, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che è stato approvato il primo vaccino contro la malaria è di portata storica.

Se non fossimo sommersi da tante inutili chiacchiere e dal rumore, spesso scomposto, degenerato perfino in violenza squadrista-fascista, e in attacchi addirittura ai medici (ai quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà e gratitudine), di certe manifestazioni no vax, ci renderemmo conto dell’enorme importanza di questa notizia.

 

Le nostre vite hanno importanza!

Sentiremmo la voce, inespressa ma fortissima, che si alza come un gigantesco urlo di gioia al cielo, più forte di tutte le urla no vax del mondo, dei bambini africani che gridano: anche le nostre vite hanno importanza! Finalmente anche per noi è stato trovato un vaccino! Finalmente possiamo sperare di vivere anche noi.

Nel 2019 la malaria ha ucciso 490 mila persone e di queste 260 mila sono bambini sotto i 5 anni. Settecento bambini al giorno. Una spaventosa strage quotidiana di innocenti. Il 95% nell’Africa sub sahariana.

Una tragedia da far rabbrividire, se avessimo conservato un po’ di sentimento umano. Anche le loro vite hanno importanza.

In pochi mesi per il Covid è stato trovato il vaccino, investendo moltissimo in termini finanziari. E grazie al vaccino si sta fermando la strage e si sta tornando a scuola e al lavoro. E dove la gente non si vaccina si continua a morire e a chiudere. La realtà è questa. Il resto sono opinioni prive di qualsiasi riscontro nei fatti.

Il primo vaccino contro la malaria è stato invece trovato solo adesso. Perché la malattia colpisce i Paesi più poveri e le persone più povere. Lo scandalo è il ritardo con cui si è trovato il vaccino.

Ma bisogna comunque gioire. Anche se questo vaccino è solo un primo passo.

 

Limiti del vaccino, ma bisogna gioire

L’efficacia è ancora limitata, è del 39%  nel proteggere dal contagio, che sale al 70% se combinata con altri farmaci, ha ricordato il prof. Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, tra i maggiori esperti di malaria al mondo. È necessario, ha aggiunto, che la vaccinazione sia accompagnata dalle consuete misure preventive: impiego  di insetticidi, eliminazione delle zanzare dall’habitat, trattamento delle persone infette con farmaci, utilizzo delle zanzariere.

Tuttavia, come ha dichiarato il dott. Putoto, responsabile della ricerca e programmazione di Medici con l’Africa Cuamm (la maggior organizzazione italiana impegnata nella tutela e promozione della salute in Africa), la notizia va accolta con gioia perché comunque si riducono le vittime, in termini di malattia grave e di morte.

Restano grandi problemi, ha aggiunto: il 99% dei vaccini si produce fuori dell’Africa. Bisogna spezzare questa dipendenza e far sì che la produzione sia accessibile a tutti, Paesi africani in primo luogo. E poi, occorrono personale preparato, organizzazione, capacità di raggiungere le zone remote, e grossi finanziamenti da parte della comunità internazionale.

 

In Uganda un bambino ha 6-7 attacchi di malaria all’anno

Questo primo vaccino deve essere somministrato in tre dosi nei primi mesi di vita del bambino: al 5°, 6°, 7° mese. E una quarta dose tra i 15 e i 18 mesi. Il costo per vaccinare un bambino è di 30 dollari. Ecco perché occorrono grossi investimenti finanziari e organizzativi nel procedere alla vaccinazione su larga scala nelle zone a più alto impatto della malattia.

Anche Medici senza Frontiere parla di “lavoro incredibile” dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma con una perplessità, soprattutto: c’è il rischio che ci si fermi nella ricerca di un vaccino più efficace. Rischio sottolineato da più parti.

Ad ogni modo, se si pensa, come ha ricordato il dott. Putoto del Cuamm, che in Uganda ogni bambino ha in media 6-7 attacchi di malaria ogni anno, ci rendiamo conto che ogni bambino rischia ogni anno di morire 6-7 volte.

Ecco perché questo primo vaccino è comunque un enorme segno di speranza per tantissimi bambini africani. Le loro vite hanno importanza!

Ora tocca alla comunità internazionale mobilitarsi per tradurre in realtà questa speranza.

È proprio vero. Bisogna non averlo il vaccino per sapere cosa vale.

 

Editoriale pubblicato sul settimanale “Vita trentina” del 14 ottobre 2021, data di testata domenica 17 ottobre 2021.

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