Papa Francesco va a Malta (2-3 aprile 2022), prigione per i migranti, paradiso fiscale nell’Unione Europea, crocevia di traffici mafiosi con l’Italia e dove regna il potere corrotto del Partito laburista in un “clima di impunità”.
La grande e coraggiosa giornalista Daphne Caruana Galizia denunciò tutto questo e fu assassinata. Gli sviluppi dell’inchiesta sulla sua morte. Le sue denunce riprese da altri giornalisti (minacciati).
Daphne Caruana Galizia: “Ci sono corrotti ovunque”
di Vincenzo Passerini
tratto da Tracce nella nebbia. Cento storie di testimoni
Nei paradisi fiscali i ricchi evadono legalmente le tasse e il banditismo del capitalismo finanziario trova confortevoli basi d’appoggio.
Daphne Caruana Galizia viene uccisa perché denuncia cosa accade a Malta, arcipelago del Mediterraneo, Stato dell’Unione
Europea, paradiso fiscale. Indipendente, laica, progressista si oppone al regime corrotto del partito laburista.
Nata il 26 agosto 1964 a Sliema, Daphne Vella sposa nell’85 Peter Caruana Galizia. Avranno tre figli: Matthew, Andrew e Paul. Sconcerta l’isola maschilista: si iscrive all’università (si laurea in archeologia) e nell’omertà generale attacca il potere sul suo blog e sui giornali. Una donna e madre? Che va all’università e critica senza timore politici e affaristi? La
denigrano.
Roberto Saviano ricorda che a Malta su 50 mila società registrate 23.405 sono straniere, anche italiane, e operano altrove. Pagano
il 5% di tasse sugli introiti invece del 60% che pagherebbero in Italia o in Francia.
Daphne denuncia la corruzione della cerchia del primo ministro laburista, Joseph Muscat, connessa a un impres32 sionante giro di affari che coinvolge società internazionali statali e private. Dietro c’è anche il riciclaggio di denaro sporco.
Subisce minacce e attentati. E settanta cause per diffamazione. “Sono orgogliosa di aiutare la gente ad aprire gli occhi”, dice. Denuncia la vendita di cittadinanze maltesi, cioè europee, a ricchi stranieri e la schiavitù dei lavoratori cinesi, vietnamiti e nordcoreani fatti arrivare a Malta con visti legali.
E di fronte agli sbarchi di profughi in fuga dalla Libia, bersaglio di razzismo, è tra le poche voci che raccontano le loro storie e richiamano al dovere dell’accoglienza.
Le sue ultime parole sul blog: “Ci sono corrotti ovunque si guardi”.
Poco dopo è assassinata con una bomba nascosta nella sua auto. È il 16 ottobre 2017.
La sua morte costringe alle dimissioni, nel 2020, il primo ministro Muscat.
Una commissione di tre magistrati indipendenti, chiesta dal Consiglio d’Europa, ha presentato nel luglio 2021 un rapporto in
cui si dichiara che le istituzioni avevano creato un “clima di impunità” e che la macchina del fango contro la giornalista era alimentata da personaggi vicini all’establishment politico-mafioso laburista.
Un esecutore dell’omicidio è stato condannato, altri due sono sotto processo. Nell’agosto 2021 la procura generale ha chiesto l’ergastolo per il magnate Yorgen Fenech accusato di essere il mandante.
“È vero, la vita è ingiusta e perlopiù non ci si può fare niente, ma dove posso agire per evitare l’iniquità io lo farò”, aveva detto Daphne Caruana Galizia. L’ha fatto, scuotendo le coscienze del suo Paese dall’inerzia.
Le sue inchieste stavano svelando anche traffici illegali di idrocarburi, armi e droga tra Malta, Italia e Libia. Altri coraggiosi giornalisti seguono le sue orme.
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Sugli sviluppi della vicenda vedi su itlodeo.info:
Le inchieste di Daphne Caruana Galizia riprese da coraggiosi (e minacciati) giornalisti (22 dicembre 2021) LEGGI