“Abbiamo assistito inermi alle manifestazioni dichiaratamente fasciste, ai saluti romani, perfino ai funerali e ai politici con i simboli nazifascisti tatuati sulla pelle in Parlamento. Ci rendiamo conto?”
“C’è un clima di rilassamento spaventoso, un vuoto pericoloso”
“È un’Italia irriconoscibile”
Edith Bruck
“L’Italia tollera l’odio antisemita.
E chi dovrebbe vigilare si gira dall’altra parte”
Intervista a Edith Bruck
di
«Allucinante. Nessuno prende più sul serio questi episodi. Nemmeno la magistratura. C’è un clima di rilassamento spaventoso, un vuoto pericoloso».
Così Edith Bruck, la scrittrice ebrea di origine ungherese, classe 1931, sopravvissuta ad Auschwitz, Dachau e Bergen — Belsen, instancabile testimone dell’Olocausto, commenta l’assoluzione di Selene Ticchi per aver indossato nel 2018 la maglietta con la scritta “Auschwitzland” durante il raduno dei “nostalgici” a Predappio.
Signora Bruck, un giudice del tribunale di Forlì ha assolto la militante di destra, perché il fatto non sussiste. Non è reato.
«E invece lo sarebbe eccome. Non solo è stata disattesa la legge Mancino, ma pure la Costituzione che parlerebbe chiaro. Ormai viene tollerato tutto, siamo di fronte a un disfacimento morale totale. Se nemmeno i magistrati prendono una posizione chiara, credo che la situazione sia davvero a un punto di non ritorno. Ricordiamoci che la storia non si ripete sempre uguale, ma si ripete e mi pare di rivedere quello che accadde nel mio Paese, quando tutti si giravano dall’altra parte».
Lei come se lo spiega?
«Io non me lo spiego. Posso solo dire che succede continuamente. Un mese fa, a Prati, il quartiere di Roma dove vivo, è apparsa la scritta “Ebrei al forno”. Non so se ci si rende conto del male che fa alle persone come me, quanto ferisca profondamente o meglio quanto quella ferita mai sanata torni a sanguinare. È solo l’ultimo episodio che mi è accaduto personalmente. È un’Italia irriconoscibile».
Come si è arrivati a questo punto?
«È stato un processo graduale, il negazionismo è iniziato subito. Poi abbiamo consentito le marce sulla tomba di Mussolini a Predappio, ai no vax di paragonare il green pass all’Olocausto, li abbiamo bollati come ragazzate, dimenticando che non sono mai tali, ma atti intenzionalmente violenti.
Infine abbiamo assistito inermi alle manifestazioni dichiaratamente fasciste, ai saluti romani perfino ai funerali e ai politici con i simboli nazifascisti tatuati sulla pelle in Parlamento. Ci rendiamo conto? In Germania, l’unico Paese che ha fatto davvero i conti con il passato, un professore è stato incarcerato per aver insegnato al suo cane il saluto nazista. Da noi sarebbe impossibile».
Lei ha rifiutato il Premio per la Pace del Comune di Anzio con una lettera molto dura al sindaco.
«Non so come avrei potuto accettare senza tradire me stessa. E il fatto stesso che mi sia statoproposto in un Comune dove Mussolini è cittadino onorario conferma il clima generale».
Giorgia Meloni però ha preso pubblicamente le distanze dal fascismo.
«Ormai siamo alla beatificazione della Meloni. Gli unici a criticarla sono i fascisti all’interno del suo partito perché vorrebbero che tornasse quella che era, che forse è ancora, anche se non lo ammette.
Non sento che ripetere, in tutte letrasmissioni politiche, “vediamo cosa farà” oppure “è intelligente”.
Se nessuno prende posizione, il Pd tace, la sinistra è frammentata, non solo questo governo durerà ben più di cinque anni ma è chiaro che si crea un humus favorevole a chi la pensa in un certo modo: dalle forze dell’ordine alla magistratura. Certo la mancanza di un segretario del Pd non aiuta».
Sta seguendo il dibattito per la segreteria?
«Sì, mi piace Stefano Bonaccini, sa parlare chiaro e lo voterò. Ma devo dire che nemmeno da lui, che pure seguo, ho sentito parole chiare contro l’antisemitismo. È come se tutti preferissero tacere. Eppure fa parte dei valori costitutivi della sinistra, poi per forza si parla di crisi di identità. L’impressione è che non ci credano più nemmeno loro. Che l’antisemitismo sia unaquestione che riguarda solo gli ebrei».
Da dove si ricomincia?
«È una bella domanda. Io da 62 anni vado nelle scuole, incontro i ragazzi, ogni tanto parlo con qualcuno che mi dice che la mia testimonianza l’ha cambiato.
Ricevo centinaia di lettere, fiori, poesie. A queste lettere sarà dedicato il mio prossimo libro. Si ricomincia dall’educazione. E l’educazione si fa anche in casa.
Non c’è bisogno di andare ad Auschwitz, basterebbe ascoltare i vecchi con cui nessuno più parla.
Io sono una e ormai siamo rimasti pochi tra i sopravvissuti. Papa Francesco quando è venuto a farmi visita mi ha detto che sono una goccia in un mare nero. Ecco posso dire che nella mia vita una pozzanghera l’ho creata. Ma bisogna che ognuno faccia la sua parte».