«Di fronte a “spaventevoli difficoltà, fastidi, disgrazie, dispiaceri”, annotava, “di che temerò?”. Aveva una grande fede in Dio e in se stessa.
Schietta e allegra, ardita e tenace affrontò senza timori un mondo, ecclesiastico e laico, poco abituato a trattare affari e grandi questioni con le donne: “Devo lavorare come una giovanotta, devo sostenere forti ragioni contro forti uomini ingannatori”, scriveva alle consorelle nel 1904.»
Francesca Cabrini
I miracoli della patrona degli emigranti
di Vincenzo Passerini
tratto dal libro “Tracce nella nebbia. Cento storie di Testimoni”
Donna minuta, dai grandi occhi azzurri e dalla salute fragile, suor Francesca Saverio Cabrini attraversò l’Atlantico 28 volte e girò in lungo e in largo gli Stati Uniti creando ovunque scuole, orfanatrofi, ospedali, istituti per gli immigrati italiani. Ne realizzò anche in Nicaragua, Argentina, Brasile, Francia, Spagna, Inghilterra.
Di fronte a “spaventevoli difficolta, fastidi, disgrazie, dispiaceri”, annotava, “di che temerò?”. Aveva una grande fede in Dio e in se stessa.
Schietta e allegra, ardita e tenace affrontò senza timori un mondo, ecclesiastico e laico, poco abituato a trattare affari e grandi questioni con le donne: “Devo lavorare come una giovanotta, devo sostenere forti ragioni contro forti uomini ingannatori”, scriveva alle consorelle nel 1904.
Nata il 15 luglio 1850 a Sant’Angelo Lodigiano, ultima di dodici figli di Stella Oldini e Agostino, agricoltore e fervente cattolico, cugino di Agostino Depretis, piu volte capo del governo e anticlericale, Francesca, diplomatasi maestra, voleva fare la missionaria in Cina.
Nel 1881 fonda a Codogno le Missionarie del Sacro Cuore di Gesu. Ma l’incontro col vescovo di Piacenza, Giovanni Battista Scalabrini, che aveva dato vita a una congregazione dedita agli emigranti, la spinge su questa strada.
È l’epoca del grande esodo italiano, specialmente verso l’America.
Tra il 1881 e il 1920, secondo uno studio americano citato dallo storico Matteo Pretelli (L’emigrazione italiana negli Stati Uniti, Il Mulino, 2011), arrivarono negli Stati Uniti 4 milioni e 114.603 italiani.
Le élite americane vedevano gli italiani come una “razza inferiore”, un “popolo barbaro” propenso “naturalmente” alla violenza e al crimine. Pregiudizio rafforzato dalla miseria in cui vivevano molti immigrati italiani negli squallidi quartieri delle città americane.
Madre Cabrini arriva a New York con sei consorelle nel marzo 1889. Il suo primo obiettivo e togliere ragazze e orfani italiani “dalla miseria e dai pericoli che li minacciano” e farne brave persone, bravi cattolici, bravi cittadini.
Le suore si immergono nei quartieri poveri, vanno nelle campagne, sui cantieri, scendono nelle miniere, incontrano le famiglie.
Gli italiani, scrive la Madre, “sono trattati come schiavi” e sfruttati anche dai loro connazionali che si atteggiano a loro protettori.
Apre la prima scuola a Brooklyn. Nel 1905 conterà 3.000 allievi. Chiede soldi agli italiani ricchi, bussa ai negozi, contratta, controlla, risparmia, investe e rischia mostrando doti imprenditoriali fuori del comune.
È instancabile. Si moltiplicano le opere e le suore che la seguono.
Muore, cittadina americana, a Chicago il 22 dicembre 1917.
È proclamata santa nel 1946 e patrona di tutti gli emigranti nel 1950.
Oggi le sue missionarie sono presenti in numerosi Paesi con case di accoglienza per i migranti più vulnerabili di ogni nazionalità.