“Ho fatto tutto il possibile per mettere in contatto le famiglie con la polizia scientifica. C’erano file di cavaveri senza nome. Madri, padri che ci chiamavano disperati e ci mandavano le foto…”
“Mi sveglio con gli incubi di quei bambini morti…”
Alidad Shiri
Alidad Shiri è un giovane afghano di 31 anni che oggi vive a Bolzano e lavora come educatore nel Kinderdorf di Merano che lo accolse quando arrivò bambino in fuga dall’Afghanistan. Si era legato di nascosto sotto un tir che partiva dalla Grecia su una nave diretta in Italia.
La sua storia la raccontò in un libro pubblicato da Il Margine nel 2008 Via dalla pazza guerra. Un ragazzo in fuga dall’Afghanistan, riedito nei mesi scorsi dall’editore Harper&Collins. Alidad Shiri, che si è laureato nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Trento, è sempre molto impegnato, anche come collaboratore dell’Unhcr, l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, nell’aiutare la comunità afghana in Italia e nel diffondere nelle scuole una più matura cultura dell’accoglienza.
Alidad è stato una settimana a Cutro, in provincia di Crotone, dove c’è stata la strage dei migranti nei pressi della costa e dove tra i dispersi c’è, ancora, un suo cugino. Lì ha lavorato giorno e notte per mettere in contatto i familiari delle vittime con le autorità italiane. L’ha intervistato su questa straziante e impegnativa esperienza la redazione dell'”Alto Adige”, il quotidiano di Bolzano sul quale scrive da anni. Questa l’intervista, uscita il 15 marzo 2023.
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