L’incontro di Edith Bruck con gli studenti del Liceo Socrate di Roma. Memoria vivente della Shoah, impegno a non dimenticare la barbarie del nazismo e del fascismo

Edith Bruck al Liceo Socrate di Roma. Al microfono Antonella Caronna dell’associazione Ideerranti. Seduti, con la scrittrice al centro, l’insegnante Simona Vecchini e Vincenzo Passerini.

L’incontro di Edith Bruck con gli studenti del Liceo Socrate di Roma, programmato per il 6 febbraio e rinviato per una indisposizione della scrittrice e testimone della Shoah, si è svolto il 27 aprile scorso, a ridosso dell’anniversario della Liberazione.

Promosso dall’associazione Ideerranti, rappresentata da Antonella Caronna, e introdotto da Vincenzo Passerini, l’incontro ha visto la partecipazione diretta di oltre cento studenti e di tanti altri in collegamento dalle rispettive aule.

Introducendo Edith Bruck, Passerini ha ricordato l’importanza del 25 aprile e della lotta di Liberazione, momenti decisivi della rinascita del nostro Paese dopo che con il fascismo si era reso corresponsabile dello sterminio degli ebrei, pianificato da parte del nazismo. La memoria del 25 aprile, ha detto Passerini, è anche memoria delle nostre responsabilità in questo orrendo crimine contro milioni di innocenti, colpevoli soltanto di essere ebrei.

Edith Bruck, che il 3 maggio compirà 92 anni, ha ripercorso la sua drammatica e luminosa vita.

La nascita in un povera famiglia ebrea di un piccolo villaggio ungherese, ultima di sei figli, l’antisemitismo radicato, la brutale deportazione ad Auschwitz (eccetto le due sorelle maggiori, Sara e Miriam, che vivevano a Budapest) da parte dei nazisti e dei loro alleati fascisti ungheresi, il viaggio disumano nel vagone bestiame, l’arrivo nel lager accolti da urla, bestemmie, cani che ringhiavano, l’immediata separazione di coloro che erano destinati subito ai forni crematori da quelli scelti per i lavori forzati.

Qui c’è la prima luce in quella notte orrenda dell’umanità: un soldato tedesco la separa brutalmente dalla madre, destinata subito alla morte, e la manda nella fila dei destinati ai lavori forzati. Edith non vedrà più la madre Frida (Deborah, in ebraico), alla quale era legatissima, né il padre Adam (Shalom), uomo giusto, silenzioso, eternamente povero, che non sgomitava per farsi largo nella vita, né il fratello minore Jonas.

Si salverà con lei la sorella Judit, che sarà il suo più grande sostegno nei mesi spaventosi dei vari lager dove saranno spostate, e il fratello minore David, oltre alle due sorelle maggiori che erano sfuggite alla deportazione.

Edith Bruck racconta agli studenti attentissimi, qualcuno visibilmente emozionato, cosa accadeva nel lager. Lo fa con verità, senza nascondere gli aspetti più crudi, ma senza mai eccedere.

E non manca di ricordare altre piccole luci di umanità che improvvisamente apparivano in quell’inferno, tra spaventose brutalità e cadaveri. A quelle piccole luci di speranza si aggrappavano, lei e la sorella Judith, con ostinazione indistruttibile.

Poi la liberazione, il ritorno carico di speranze e, invece, l’impatto con amare delusioni. “Essere ascoltati è molto importante – ha detto – perché dopo la guerra non siamo stati accolti e nessuno voleva sentire”.

Dopo varie peregrinazioni e vicende, l’approdo in Italia, l’incontro col poeta e regista Nelo Risi, che sposerà, la scelta dell’Italia come luogo affettivo e culturale in cui risiedere, l’incessante attività di testimone e scrittrice.

Edith Bruck con Vincenzo Passerini e il preside del Liceo Socrate, Carlo Firmani.

Tutto questo Edith Bruck l’ha raccontato anche nel suo ultimo libro, “Il pane perduto”. Un libro di grande efficacia narrativa, che ha ottenuto importanti premi, tra i quali lo Strega Giovani, scelto da una giuria composta da mille giovani lettori, studenti delle Superiori.

Edith Bruck ha parlato molto nel suo incontro con gli studenti del Liceo Socrate anche della sua straordinaria amicizia con papa Francesco, della sorprendente visita che il papa le ha fatto a casa sua, del perdono che le ha chiesto per le persecuzioni che i cristiani hanno inflitto nei secoli agli ebrei. Alla sua domanda al papa su Dio e sui propri dubbi, Francesco le ha risposto “Dio è una continua ricerca”. “Questa risposta mi ha pacificato”, ha detto Edith Bruck.

La scrittrice ha invitato gli studenti a non disperare mai, anche nelle situazioni più difficili, a non dimenticare gli orrori del nazismo e del fascismo, a rifiutare sempre l’odio e le vendette, come ha sempre cercato di fare anche lei nella sua vita. Il 25 aprile deve essere un giorno di Liberazione da tutto questo.

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Su Edith Bruck vedi in questo blog:

“Sono Francesco”

Il pane perduto

L’Italia tollera l’odio antisemita

Cari uomini siete deboli