Non c’è tempo da perdere. Sui temi decisivi, a partire da quello ambientale e da quello sociale, c’è fame di concretezza. Di proposte realizzabili. Di esempi buoni da seguire. Di scelte immediate.
A Trento: “Fa’ la cosa giusta”
Nello scorso fine settimana si è svolta a Trento, con successo, dopo la pausa forzata per il Covid, “Fa’ la cosa giusta”, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili: agricoltura biologica, turismo sostenibile, risparmio energetico, cooperative sociali, difesa dell’ambiente, mobilità sostenibile.
Tanti espositori e tanto pubblico a Trento Fiere, tante belle esperienze di imprese, cooperative, associazioni, famiglie, cittadini, istituzioni nel segno di un modo diverso di produrre e di consumare. Esperienze da valorizzare, diffondere, ripetere, copiare, moltiplicare.
Così si cambia il mondo: passo dopo passo. Uno più uno più uno si arriva a un milione. Scelte quotidiane concrete, personali, di gruppo, di comunità cambiano la realtà.
A Taranto: “Il pianeta che speriamo”
Negli stessi giorni si svolgeva a Taranto la 49° Settimana sociale dei cattolici italiani che aveva come tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso”. Anche la Settimana sociale è andata nella direzione della concretezza.
Relazioni, discussioni, confronto e alla fine una serie di proposte concrete per ogni livello di responsabilità.
Proposte per il cambiamento
Al governo e al parlamento nazionali: canalizzare i risparmi dei Piani individuali di risparmio (PIR) anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano a precise caratteristiche di coerenza ambientale e sociale; cambiare il codice dei contratti pubblici, potenziando i criteri di sostenibilità ambientale, inserendo tra i criteri reputazionali i parametri di responsabilità sociale, ambientale e fiscale; migliorare il rapporto tra formazione e lavoro; rimodulare le aliquote IVA per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi.
Alla commissione e al parlamento dell’Unione Europea: occupazione, non solo inflazione come parametri per le politiche monetarie; investimenti da non considerare come debito nelle discipline di bilancio; armonizzazione fiscale ed eliminazione dei paradisi fiscali.
Alle comunità parrocchiali: costruzione di comunità energetiche, finanza responsabile, consumo responsabile, alleanza tra le generazioni. E, per ogni punto, proposte precise e ben individuate.
A questi destinatari, noi dobbiamo aggiungere la Provincia autonoma di Trento, in virtù delle competenze di cui gode. Cosa potrebbe e dovrebbe fare la nostra Provincia? Qui la diocesi e le comunità locali possono fin da subito elaborare e avanzare proposte concrete.
Organizzare la speranza
Papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti alla Settimana sociale ha ricordato che siamo di fronte a un “obbligo di svolta”, e che questo obbligo “lo invocano il grido dei poveri e quello della Terra”. La speranza, ha aggiunto, “ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta”.
Però, e qui il Papa ha citato il vescovo Tonino Bello, «non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza».
Ecco: dobbiamo organizzare questa speranza di cambiamento. Organizzare la speranza non significa promuovere tante cose. Ma creare luoghi e strutture permanenti dove i problemi complessi di breve, medio, lungo periodo possono essere affrontati, attraverso la partecipazione democratica, con scelte, adeguate, di breve, medio, lungo periodo.
Bisogna passare dall’occasionalità e dalla provvisorietà alla stabilità e alla continuità.
Promuovere coordinamenti sociali-ambientali
Mi permetto di avanzare una proposta. Le comunità parrocchiali, più che dare vita a proprie iniziative e a propri organismi, potrebbero stimolare la nascita a livello locale (comunale o altro) di “coordinamenti sociali-ambientali”.
Ho in mente l’esperienza, molto riuscita, del Comune di Mori per quanto riguarda l’accoglienza di profughi e migranti.
In questo Comune tutti i problemi, in tale ambito, piccoli e grandi, sono stati affrontati, in questi anni, in maniera partecipata, democratica e concreta, attraverso il Coordinamento associazioni accoglienza, un organismo spontaneo ma stabile, che si è riunito ogni mese nel corso degli anni, e che ha visto la partecipazione di: Comune, Parrocchia, associazioni di volontariato, cooperative e associazioni sociali, Caritas, Gruppo missionario. Bottega Mandacarù, rappresentanti dell’associazionismo locale.
Più di 50 rifugiati sono stati accolti e seguiti. Con buoni risultati. E tante iniziative promosse. Nella stabilità, continuità, partecipazione. Con burocrazia zero.
Lo stesso si potrebbe fare in ambito sociale-ambientale. E i coordinamenti locali potrebbero poi parlarsi e confrontarsi e costruire rete.
E guardare a tante esperienze positive che già si fanno in tanti comuni, in provincia, in Italia, in Europa. Ci sono esperienze bellissime in giro. Le cose si possono cambiare. Bisogna organizzare la speranza.
Editoriale pubblicato sul settimanale “Vita trentina” giovedì 28 ottobre 2021, data di testata domenica 31 ottobre 2021.