Fëdor M. Dostoevskij nasceva duecento anni fa, l’11 novembre 1821. Le sue lettere, non scritte per essere pubblicate, sono un immenso deposito di pensieri vivi, forti, sinceri, travolgenti. E ci raccontano la sua vita più di qualsiasi biografia.
Un magnifico volume, curato da Alice Farina per l’editore Il Saggiatore, ne pubblica ben 455, molte delle quali inedite in Italia.
Il 27 marzo 1878 lo scrittore rispondeva alla lettera di una signora di cui non ci è noto il nome. Ecco alcuni passaggi della lettera (i corsivi sono sottolineature di Dostoevskij).
“Egregia signora,
rispondo soltano ora, un mese dopo, alla Vostra lettera del 20 febbraio, per mancanza di tempo e salute, e perciò Vi prego di non arrabbiarvi.
Ponete delle questioni alle quali si dovrebbe rispondere scrivendo dei trattati e non delle lettere. Questioni risolvibili soltanto nell’arco di una vita. E poniamo che Vi scriva anche 10 fogli di risposta, ma se capita un’icomprensione qualunque che a voce si potrebbe chiarire in un batter d’occhio, ecco finirebbe che Voi non mi capireste, non sareste d’accordo con me e rifiutereste tutti e 10 i fogli di risposta.
Non si può mica parlare di questi temi tra persone che non si conoscono affatto e per corrispondenza. Secondo me è assolutamente impossibile e reca danno alla cosa in sé.
Dalla Vostra lettera deduco che siete una buona madre e avete molte preoccupazioni circa il Vostro bambino che sta crescendo. Non riesco però a capire a che pro Vi serve la risposta alle domande che mi avete inviato.
Mettete troppa carne al fuoco e vi agitate in maniera eccessiva.
La situazione si può gestire in modo molto più semplice. Problemi del tipo: “Che cosa è il bene e che cosa non lo è?”. Queste domande appartengono a Voi, come a qualunque persona profonda, ma a che servono nell’educazione del Vostro bambino?
Tutti coloro che sanno cogliere la verità sentono con la propria coscienza che cosa è bene e che cosa non lo è.
Siate buona e se il Vostro bambino capirà che lo siete (da solo, senza suggerimenti) e si ricorderà che eravate buona, credetemi, avrete fatto il Vostro dovere per tutta la sua vita, in quanto gli avrete insegnato con naturalezza che il bene è una cosa buona.
E per giunta, per tutta la vita, serberà con grande rispetto, forse con commozione, il ricordo di Voi. E se aveste compiuto anche cose malvagie, o perlomeno superficiali, dolorose o persino ridicole, egli senza dubbio Vi perdonerebbe, prima o poi, tutto il male compiuto in virtù del bene di cui serberà il ricordo.
Sappiate inoltre che per lui non potete fare di più. E che così è già più che sufficiente.
Il ricordo del buono nei genitori, cioè: il bene, la verità, l’onestà, la compassione, l’assenza di un’ingannevole vergogna e, per quanto possibile, della menzogna – tutto questo lo renderà, prima o poi, un’altra persona, siatene certa.
Almeno non pensate che sia poco. Se a un albero enorme innestano un minuscolo ramoscello, i frutti dell’albero cambiano.
Vostro figlio ha 8 anni: fategli conoscere il Vangelo, insegnategli a credere in Dio seguendo la lettera della legge. È una condizione sine qua non, altrimenti non sarà una brava persona e, nel migliore dei casi, diventerà un martire, e nel peggiore una persona flaccida e indifferente, se non peggio.
Non potete escogitare nulla di meglio di Cristo, credeteci.
(…)
Per giunta, preoccuparsi in maniera eccessiva e patologica dei bambini può minare i loro nervi e venire loro a noia; e venire a noia nonostante l’amore corrisposto, motivo per cui serve uno spaventoso senso della misura. In Voi, da questo punto di vista, sembra essercene poco.
Scrivete, per esempio, una frase come “vivendo per loro (per il marito e il figlio) vivrei dal canto mio una vita egoista, ma ne hai il diritto quando intorno a te ci sono persone che hanno bisogno di te?”.
Che pensiero ozioso e inutile. Ma chi ve lo impedisce di vivere per gli altri, pur essendo una moglie e una madre?
Al contrario, proprio vivendo anche per gli altri, per coloro che Vi circondano, effondendo su di loro la Vostra bontà e il lavoro del Vostro cuore, diventerete un luminoso esempio per il bambino e due volte più cara a Vostro marito.
Se però Vi è venuta in mente una simile domanda, significa che avete immaginato di dovervi unire a Vostro marito e a Vostro figlio dimenticando il resto del mondo, cioè senza senso della misura.
In questo modo verreste a noia a Vostro figlio anche se Vi amasse.
Badate che il Vostro raggio di azione potrà sembrarvi anche breve, mentre Voi ne vorreste uno grande quasi quanto il mondo. Ma davvero chiunque ha diritto a tali aspirazioni?
Credetemi, essere un esempio di bene anche in una ristretta cerchia è tremendamente utile poiché condiziona decine e centinaia di persone. Il fermo desiderio di non mentire e vivere in rettitudine turberà la faciloneria della gente che Vi circonda, influenzandola.
Ecco servita l’impresa. E da fare ce n’è tantissimo. Senza dover andare a Pietroburgo…”.
(…)
Vostro devoto Fëdor Dostoevskij
(La lettera è pubblicata nel volume Fëdor Dostoevskij, Lettere, a cura di Alice Farina, traduzione di Giulia De Florio, Alice Farina e Elena Freda Piredda, Il Saggiatore, Milano 2020, pp. 1143-1146).