Lettera 2/ 800 funzionari Ue e Usa pubblicano una lettera contro Israele: «Necessario cessate il fuoco»

Civili palestinesi.

«I nostri governi hanno dato appoggio pubblico, diplomatico e militare a Israele, senza reali condizioni o senza che debba rendere conto di nulla. E di fronte alla catastrofe umanitaria, hanno fallito nel chiedere un cessate il fuoco e la fine del blocco all’ingresso di cibo, acqua e medicine necessari a Gaza», si legge nella lettera, che è stata inviata a diversi media internazionali, tra cui, per l’Italia, il Corriere della sera.» (Viviana Mazza, “Corriere della sera”, 2 febbraio 2024)

 

Questo l’articolo del “Corriere della sera”, unico destinatario in Italia della lettera di denuncia degli 800 funzionari UE e USA. L’articolo è riprodotto integralmente, sottolineature e link compresi. Le immagini, invece, le abbiamo inserite noi (VP).

La lettera «transatlantica» di 800 funzionari Ue e Usa contro Israele: «Necessario cessate il fuoco a Gaza»

di Viviana Mazza

“Corriere della sera”, 2 febbraio 2024

Almeno la metà dei firmatari lavora per la Commissione europea. Tra questi anche italiani. In molti hanno deciso di restare anonimi per evitare ripercussioni.

Gaza: dopo un bombardamento israeliano. (Reuters)

 

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK — Sono circa 800 i firmatari della prima lettera «transatlantica», che vede funzionari sia europei che americani unirsi insieme in opposizione alle politiche dei loro governi nella guerra di Israele contro Hamas a Gaza. La lettera (qui il testo integrale in inglese) chiede tra le altre cose di «usare tutti i mezzi necessari — inclusa la fine dell’appoggio militare — per assicurare un cessate il fuoco duraturo e un pieno accesso umanitario a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e lo sviluppo di una strategia per la pace duratura che includa uno Stato palestinese sicuro e garanzie per la sicurezza di Israele, in modo che un attacco come quello del 7 ottobre e un’offensiva a Gaza non accadano mai più».

La lettera raccoglieva firme, martedì e mercoledì, da entrambi i lati dell’Atlantico, mentre a Washington il dipartimento di Stato faceva trapelare sul sito Axios che il suo ufficio di pianificazione politica sta lavorando a un elenco di possibilità, anche se non necessariamente tutte applicabili come sottolineava il portavoce Matthew Miller, per la formazione di uno Stato palestinese; e mentre l’amministrazione Biden ha annunciato un ordine esecutivo che prevede sanzioni per quattro coloni israeliani accusati di violenze e intimidazioni contro i palestinesi in Cisgiordania.

«I nostri governi hanno dato appoggio pubblico, diplomatico e militare a Israele, senza reali condizioni o senza che debba rendere conto di nulla. E di fronte alla catastrofe umanitaria, hanno fallito nel chiedere un cessate il fuoco e la fine del blocco all’ingresso di cibo, acqua e medicine necessari a Gaza», si legge nella lettera, che è stata inviata a diversi media internazionali, tra cui, per l’Italia, il Corriere della sera.

«Noi siamo proprio indignati, vediamo i danni sulla nostra reputazione e sulla nostra credibilità — dice al Corriere un funzionario italiano dell’Unione europea che è tra i firmatari e chiede di restare anonimo — . Come possiamo parlare di diritti umani dopo tutto questo, specialmente nei Paesi dove c’è vicinanza con la causa palestinese, oppure di violazioni dei russi in Ucraina?».

Gaza, un bambino tra le rovine (dal sito Unicef).

Il funzionario sottolinea come spesso la difesa dei civili palestinesi venga presentata come una causa ideologica, ma in realtà «l’appoggio incondizionato a Israele durante l’offensiva a Gaza danneggia anche gli interessi nazionali» di molti Paesi, inclusi quelli italiani.

Almeno la metà dei firmatari della lettera lavora per la Commissione europea. L’iniziativa è partita dagli olandesi (150 funzionari pubblici circa) e americani (un’ottantina), che hanno coinvolto i numerosi colleghi di Bruxelles che hanno già inviato a partire dal 20 ottobre tre lettere ai vertici dell’Ue e hanno fatto un sit-in il 14 dicembre scorso.

Questa «iniziativa transatlantica» è stata poi sottoscritta da piccoli gruppi di diplomatici anche in Italia, come pure in Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.

«Questa è una dichiarazione assai significativa da parte di centinaia di individui che hanno dedicato le loro vite a costruire un mondo migliore», ci dice Josh Paul, ex direttore dell’ufficio per gli affari politico-militari al dipartimento di Stato Usa. «In un momento in cui i nostri politici sembrano essersene dimenticati, si tratta di un importante promemoria su quali siano i valori cruciali che legano i rapporti transatlantici. Ed è una prova del loro perdurare», afferma Paul, che si è dimesso il 17 ottobre per protesta nei confronti della politica del suo presidente, Joe Biden, in Israele.

Angelique Eijpe, funzionaria olandese che si è dimessa per le stesse ragioni di Paul, ci dice che questa lettera «si basa su dichiarazioni precedenti, sia interne che pubbliche, che condannano Hamas, chiedono il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco».

I firmatari sono anonimi perché — a differenza di Eijpe e di Paul — lavorano in gran parte tuttora per i loro Paesi e dicono di aver paura di ripercussioni.

«Le loro preoccupazioni includono non solo la catastrofe umanitaria che i loro governi non hanno fermato, ma anche il rischio di complicità in crimini gravi», afferma Eijpe.«C’è un rischio plausibile — si legge nel documento — che le politiche dei nostri governi contribuiscano a gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, dei crimini di guerra e persino di pulizia etnica o genocidio».

Gaza: vittime palestinesi dei bombardamenti israeliani. (ANSA)

Martedì scorso, Samantha Power, che guida USAID, l’agenzia Usa per lo sviluppo internazionale e che è una dei massimi esperti mondiali di genocidio, è stata contestata negli Stati Uniti da ex dipendenti durante un evento pubblico. «Ha scritto un libro sul genocidio e sta ancora lavorando per l’Amministrazione. Dovrebbe dimettersi e prendere posizione», ha detto Agnieska Sykes, esperta di salute globale che ha lasciato il suo lavoro presso USAID la scorsa settimana.

Power ha replicato che la situazione a Gaza è «devastante»: «Non arrivano sufficienti risorse». Ma allo stesso tempo ha sottolineato «l’orrore» dell’attacco di Hamas del 7 ottobre che ha ucciso 1.200 israeliani e portato alla cattura di 240 ostaggi.

Una immagine del massacro di 800 civili israeliani avvenuto il 7 ottobre 2023 per mano di Hamas.

Al dipartimento di Stato — secondo quanto dichiarato in un briefing con i giornalisti ieri dall’assistente-segretaria-di-Stato per il Vicino Oriente, Barbara Leaf — il rilascio degli ostaggi viene considerato cruciale anche per poter arrivare a un cessate il fuoco a Gaza, il che è visto come il punto di partenza per poter parlare davvero di uno Stato palestinese.

Foto di alcuni degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. (ANSA)

Leaf ha comunque chiarito che non c’è alcun piano per sospendere gli aiuti militari per esercitare pressione su Israele. «È nostro dovere parlare, quando le politiche dei nostri governi sono sbagliate».

La lettera non solo esprime preoccupazione per i civili palestinesi le cui morti «potevano essere evitate» ma sostiene anche che «le operazioni militari di Israele non hanno contribuito al suo obiettivo di rilasciare tutti gli ostaggi; e si sta mettendo a rischio il loro benessere, la loro vita e la loro liberazione. Le operazioni militari di Israele hanno ignorato tutte le lezioni importanti sulla lotta al terrorismo raccolte dall’11 settembre in poi, non hanno contribuito all’obiettivo di Israele di sconfiggere Hamas ma anzi aumentato l’attrattiva di Hamas, Hezbollah e altri attori nefasti».

I firmatari aggiungono che la strategia israeliana «danneggia non solo la sicurezza di Israele, ma anche la stabilità regionale», con «un impatto negativo sugli obiettivi di sicurezza dichiarati dai nostri stessi governi».

Nella lettera emerge la preoccupazione americana di indebolire «i nostri sforzi per raccogliere l’appoggio internazionale per l’Ucraina e contrapporci alle azioni negative di Russia, Cina e Iran». Non vi compaiono, invece, i riferimenti espressi in precedenti lettere dai funzionari Ue al contesto e alla storia del conflitto israelo-palestinese.

Un funzionario italiano dell’Ue ci dice che queste differenze sono state fatte notare, ma che alla fine non contavano troppo: «Quel che conta di più è che la lettera include gli americani, che sono l’attore più importante».