
Papa Francesco a Lampedusa con i profughi l’8 luglio 2013.
Che le strazianti e dure parole pronunciate da Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio 2013 nel suo primo viaggio dopo la sua elezione al soglio di Pietro continuino, in queste ore di lutto, partecipato, forte, sincero, ma spesso anche falso e ipocrita, a risuonare senza tregua nell’orecchio e nel cuore dei potenti e di tutti gli altri artefici del Grande Odio verso i migranti, compresi i milioni di complici piccoli e grandi, compresi coloro che li votano e li sostengono:
“‘Dov’è tuo fratello?’, la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci giungono fino a Dio!”
Papa Francesco
Francesco con i lottatori di speranza
(dal libro di Vincenzo Passerini, La speranza che muove il mondo. Umanità migrante, ViTrenD, Trento 2023)
Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, è stato un instancabile difensore dei profughi e dei migranti. Non ha mai cessato di spronare gli Stati, le comunità cristiane e ogni persona all’accoglienza e all’impegno nel rimuovere le cause delle migrazioni forzate. Ecco una scelta di passi tratti da alcuni dei suoi più importanti interventi.
Dov’è tuo fratello? la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio
Visita a Lampedusa, 8 luglio 2013
“Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte… ‘Dov’è tuo fratello? la voce del suo sangue grida fino a me’, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Questi nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà. E le loro voci giungono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà!”
Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti
Dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium, 24 novembre 2013
“I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono pastore di una Chiesa senza frontiere e che si sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi a una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!”
Tutti siamo migranti nel cammino della vita
All’incontro con la popolazione di Scampia, Napoli, 21 marzo 2015
“Tutti siamo migranti, figli di Dio che ci ha messi tutti in cammino. Non si può dire: ‘Ma i migranti sono così…Noi siamo…’. No! Tutti siamo migranti, tutti siamo in cammino. E questa parola che tutti siamo migranti non è scritta su un libro, è scritta nella nostra carne, nel nostro cammino di vita, che ci assicura che in Gesù tutti siamo figli di Dio, figli amati, figli voluti, figli salvati. Pensiamo a questo: tutti siamo migranti nel cammino della vita, nessuno di noi ha dimora fissa su questa terra, tutti ce ne dobbiamo andare. E tutti dobbiamo andare a trovare Dio…”.
Sono fratelli e sorelle che partono spinti dalla povertà e dalla violenza, dal narcotraffico e dal crimine organizzato
Dall’omelia nella celebrazione eucaristica, Ciudad Juárez, Messico, 17 febbraio 2016
“Qui a Ciudad Juárez, come in altre zone di frontiera, si concentrano migliaia di migranti dell’America Centrale e di altri Paesi, senza dimenticare tanti messicani che pure cercano di passare ‘dall’altra parte’. Un passaggio, un cammino carico di terribili ingiustizie: schiavizzati, sequestrati, soggetti a estorsione, molti nostri fratelli sono oggetto di commercio del traffico umano, della tratta di persone. Non possiamo negare la crisi umanitaria che negli ultimi anni ha significato la migrazione di migliaia di persone, sia in treno, sia in autostrada, sia anche a piedi attraversando centinaia di chilometri per montagne, deserti, strade inospitali … Sono fratelli e sorelle che partono spinti dalla povertà e dalla violenza, dal narcotraffico e dal crimine organizzato … So del lavoro di tante organizzazioni della società civile in favore dei diritti dei migranti. So anche del lavoro impegnato di tante sorelle religiose, di religiosi e sacerdoti, di laici che si spendono nell’accompagnamento e nella difesa della vita. Danno aiuto in prima linea rischiando molte volte la propria.”
Che mai siano da noi dimenticati
Dalla Preghiera in memoria delle vittime delle migrazioni, Lesbo, Grecia, 16 aprile 2016
“Dio di misericordia, Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore. Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole … Fa’ che prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.”
Sapete cosa siete voi? Siete dei lottatori di speranza!
Visita al Centro di accoglienza di via Enrico Mattei, Bologna, 1 ottobre 2017
“Vengo in mezzo a voi perché voglio portare nei miei i vostri occhi – io ho guardato i vostri occhi –, nel mio il vostro cuore. Voglio portare con me i vostri volti che chiedono di essere ricordati, aiutati, direi “adottati”, perché in fondo cercate qualcuno che scommetta su di voi, che vi dia fiducia, che vi aiuti a trovare quel futuro la cui speranza vi ha fatto arrivare fino a qui. Sapete cosa siete voi? Siete dei lottatori di speranza! Qualcuno non è arrivato perché è stato inghiottito dal deserto o dal mare. Gli uomini non li ricordano, ma Dio conosce i loro nomi e li accoglie accanto a sé. Facciamo tutti un istante di silenzio, ricordandoli e pregando per loro. A voi, lottatori di speranza, auguro che la speranza non diventi delusione o, peggio, disperazione, grazie a tanti che vi aiutano a non perderla.”
Assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare
Dal Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2023
“Persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione. Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune. È necessario uno sforzo congiunto dei singoli Paesi e della Comunità internazionale per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra…”.