Gli elicotteri italiani in uso all’esercito turco del “cattivo” Erdogan sono macchine micidiali. Un’arma insostituibile per il secondo esercito della Nato (29 Paesi). Sono gli Agusta A 129 Mangusta, prodotti in Italia o costruiti in Turchia su licenza della Leonardo italiana, la nostra azienda di Stato. Florida azienda. Le “prodezze” dell’elicottero contro i curdi sono state filmate dai turchi nel febbraio di due anni fa.
Il filmato è stato descritto da un giornalista:
Una ventina di curdi si nasconde in un fitto oliveto. Hanno sentito il rumore di un elicottero e sono convinti che le chiome degli alberi li renderanno invisibili. Invece il visore infrarossi ‘spoglia’ gli ulivi e individua le sagome delle persone. Non si sa se siano uomini o donne, civili o miliziani. I piloti turchi li uccidono uno dopo l’altro, inseguendo quelli che cercano di scappare. Sparano un centinaio di proiettili, commentando la carneficina con grida di giubilo e mimando il suono delle raffiche
(Gianluca Di Feo, “I micidiali elicotteri made in Italy il vero orgoglio del Sultano”, “Repubblica”, 16 ottobre 2019).
Ricorda Di Feo che Finmeccanica ha ottenuto 1 miliardo e 79 milioni soltanto per la licenza, l’assistenza, i prototipi. E poi altri soldi per ogni esemplare. Contratto del 2007.
E nel 2016 contratto per 12 cannoni Oerlikoon prodotti da Rheinmentall Italia (A. Cuzzocrea e F. Tonacci ,“Il cannone da 600 colpi al minuto in partenza da Roma verso Ankara”, “Repubblica”, 16 ottobre 2019). E negli ultimi tre anni, un altro mezzo miliardo di euro alle aziende italiane per armi alla Turchia.
Facciamo anche noi la nostra parte nella guerra in Siria. Americani e altri paesi europei fanno la parte del leone nel costruire il potentissimo arsenale di Erdogan. Se non ci siamo col cuore in Siria, noi occidentali ci siamo col portafoglio. E con le armi.
Dal canto loro i russi armano Assad, il dittatore siriano nemico di Erdogan.
E così, Occidente e Russia si spartiscono i soldi, l’energia, il controllo dell’area. Ma non vogliono spartirsi i profughi. Gli affari, le armi, l’energia sì. Le vittime di questo sporco commercio, quelle no.
Non fa leggermente schifo questa supposta civiltà occidentale? Quella dei valori da difendere?
Siamo di fronte a una tragedia umanitaria gigantesca. L’epicentro è Idlib, estremo nord-ovest della Siria, tra Aleppo e la non lontana costa mediterranea, vicino ad Ebla, vicino al confine col lembo più meridionale della Turchia. Qui resiste l’ultima roccaforte dei ribelli anti-Assad. La Turchia considera questa zona spettante alla propria influenza. Ma dallo scorso dicembre, Assad, con l’aiuto dei russi, ha deciso di prendersi a tutti i costi l’enclave ribelle. E bombarda senza pietà.
Da allora 950.000 persone (su 2 milioni e mezzo che vivono nell’area) , per lo più donne e bambini, hanno dovuto lasciare le loro case. I campi profughi sono stracolmi, le persone vivono in ripari di fortuna, all’aperto, al freddo, bisognose di tutto. Una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi anni, secondo l’Onu.
Di loro non si è curata l’Europa, se non quando Erdogan ha tirato fuori nuovamente l’arma del ricatto: o mi sostenete di più nella guerra con Assad e i russi, o apro le porte ai 4 milioni di profughi che tengo in Turchia perché entrino in Grecia, cioè nella Unione Europea. Nel 2016 ci fu il disumano accordo tra Europa e Turchia: a questa, 6 miliardi di euro perché fermasse i profughi.
Ma solo 3,2 miliardi sono stati effettivamente sborsati, e un altro miliardo e mezzo impegnato, scrive Beda Romano (“Quell’accordo del 2016 che ha legato l’Europa al ricatto di Erdogan”, “Il Sole 24 ore”, 4 marzo 2020). C’è una “insolvenza” da parte dell’Ue di 1 miliardo e 300 milioni di euro.
Erdogan vuole soldi, armi e sostegno politico per la sua sporca guerra. Per far capire che non scherza, ha aperto le porte per la Grecia a migliaia di profughi. La Grecia li respinge. Li bastona in mare, addirittura. Gli estremisti di destra li assaltano. Una tragedia senza fine per i profughi, vittime delle bombe, del freddo, della fame, degli sporchi affari dei potenti, dell’odio di tanti.
È una colpa essere profughi? L’ex ministro Salvini vorrebbe mandare l’esercito in Grecia. Non contro chi viola i diritti umani, ma contro chi subisce le violazioni. L’esercito a sparare contro le vittime. L’ultima versione della guerra umanitaria. Un’altra perla dello sbandieratore di rosari e crocifissi.
Intanto nell’isola greca di Lesbo, vicino alle coste mediterranee del nord della Turchia, 20 mila profughi vivono in condizioni disperate. Tantissimi bambini e donne. Reportage allucinanti. Ci sono bambini che tentano il suicidio.
Oggi, 5 marzo, Erdogan sarà a Mosca per incontrare Putin, il principale sponsor del suo nemico Assad. L’altro ieri la presidente della Commissione dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, insieme ad altri capi Ue, è stata sul confine greco-turco. Promessi 700 milioni alla Grecia.
Ma dopo quattro anni, nessuna politica europea in materia di profughi e migranti è stata adottata.
Basta vedere anche l’altra gravissima situazione, quella libica. Anche qui: soldi europei ai libici purché fermino i migranti, anche nei lager, dove si ricatta, tortura, uccide. Sembra che gli europei ragionino ormai solo a base di soldi. I valori umani sono spariti. Dove siamo finiti?
Se i populisti e i leghisti non avessero impedito la riforma del trattato di Dublino, forse ci troveremmo con una Europa più responsabile e più corresponsabile. Forse.
Intanto nelle ultime ore, altre bombe siriane-russe su Idlib hanno ucciso 9 civili, tra cui 5 bambini. Ma i bambini morti sono stati decine e decine in questi ultimi mesi. Assad pratica deliberatamente il terrore, su scuole, ospedali, mercati.
Senza stancarsi, papa Francesco continua, in solitudine, a denunciare questa tragedia. A ricordare al mondo le vittime delle guerre, la disperazione dei profughi, la vergogna del traffico delle armi, il dominio del dio denaro. Non lasciamolo solo.
Pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 5 marzo 2020