La scuola trentina avrà un sovrintendente scolastico di nome, ma un sovrintendente politico di fatto se l’articolo che lo istituisce (il n. 20), e che è inserito nella legge di assestamento di bilancio in discussione la prossima settimana, sarà approvato dal Consiglio provinciale.
Il sovrintendente sarà di fatto nominato dal segretario politico della Lega che riveste anche il ruolo di assessore all’istruzione. L’articolo di legge prevede infatti che il sovrintendente sia nominato direttamente dalla Giunta provinciale, in sostanza dall’assessore competente, il quale, appunto, è il segretario politico della Lega. La cosa è di una gravità sconcertante.
In questi momenti si vede cosa vuol dire avere un assessore che è anche segretario politico di un partito.
L’incompatibilità tra i due ruoli doveva essere una prassi di buon governo e di buon senso, se non si voleva dare l’impressione di usare la scuola a fini politici. Ma così non è stato, l’assessore non si è dimesso da segretario della Lega e l’impressione ha preso corpo.
D’altronde se n’era avuto un assaggio nella vicenda dell’ “Altalena”, la canzone anti-discriminazione creata da una scuola di Trento (e applaudita anche dal presidente Mattarella) e attaccata dal segretario leghista-assessore.
La scuola avrà, in sostanza, accanto al dirigente provinciale, un sovrintendente-commissario politico che opererà all’interno del dipartimento istruzione.
Dovrà “fornire supporto per le funzioni relative alla didattica e all’innovazione scolastica”, recita l’articolo di legge, e potrà essere scelto tra il personale della scuola trentina, ma anche fuori della scuola e fuori del Trentino.
Dovrà essere una persona “di riconosciuta esperienza e competenza”, ma in fatto di esperienza e di competenza i governanti locali e nazionali, col disprezzo proclamato verso scienza e cultura, hanno dato ampia prova di cosa intendano. Esperienza e competenza nell’eseguire il progetto ideologico del capo.
C’era bisogno di istituire la figura del sovrintendente? L’articolo di legge ne spiega il motivo: “per assicurare un potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative provinciali e migliorare la qualità dell’offerta formativa”.
Se la qualità attuale è insufficiente, viene da dire, si cambi il dirigente provinciale.
Se a ogni dipartimento provinciale fosse aggiunto un responsabile-bis per migliorarne la qualità, scelto magari al di fuori del personale dipendente, dove andremmo a finire?
E per l’innovazione abbiamo già un’intera istituzione che se ne occupa, l’Iprase (Istituo provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa).
In quanto al potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, si doveva prevedere allora che il sovrintendente fosse espressione del mondo della scuola.
Cioè scelto, eletto dal mondo della scuola, dirigenti, insegnanti, personale non docente. Nelle forme e nei modi da definire. Allora si potenzia l’autonomia delle istituzione scolastiche, come si proclama, ma se è nominato dal segretario politico di un partito, che in quel momento è anche l’assessore competente, si ridicolizza l’autonomia della scuola e si scrive una menzogna nella legge.
A suo tempo, avendo io svolto anche il ruolo di assessore all’istruzione, ho sempre guardato alla necessità della figura del sovrintendente. Che avesse precise competenze (non generici ruoli di “supporto”) in materia didattica e disciplinare e che fosse espressione del mondo della scuola. Questo per evitare che la politica, in una realtà piccola come il Trentino, invadesse campi dai quali doveva restare fuori.
Ma con l’articolo di legge prossimamente al vaglio del consiglio provinciale si istituisce il sovrintendente per andare nella direzione esattamente opposta.
Perché tale figura sarà uno strumento personale dell’assessore-segretario politico dentro la scuola, ben più di quanto non lo sia quella del dirigente provinciale, il quale comunque si muove all’interno di regole e di responsabilità ben precise.
Quale autonomia delle istituzioni scolastiche potrà “assicurare” un siffatto commissario politico più di quanto non sia assicurata adesso?
Articolo pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 19 luglio 2019