Padre Alex Zanotelli, la religione non è l’oppio dei popoli

Da alcuni decenni padre Alex Zanotelli, che di anni ne ha 78, è la prova vivente che la religione, se vuole, non è l’oppio dei popoli.

La sua parola è totalmente libera, appassionata, implacabile. Quando diventa di denuncia non guarda in faccia a nessuno. La sua vita è la testimonianza che scegliere i poveri e gli emarginati vuol dire non stare mai in pace e non lasciare mai in pace il mondo. Quelli che comandano e quelli che ubbidiscono.

Il Vangelo di Gesù Cristo non è mai stato un tranquillante per lui, o la fonte di belle e vuote allucinazioni. Come potrebbe essere un tranquillante o un allucinogeno il Gesù crocifisso dal potere religioso e politico, il giovane profeta di Nazareth che ha rivoluzionato l’immagine di Dio, ha tolto per sempre Dio dai palazzi dei potenti e l’ha messo dalla parte degli ultimi?

Se c’è una cosa che sta a cuore a padre Alex è proprio quella di testimoniare che quello strano e lontano personaggio chiamato Gesù non è una favola consolatoria, ma qualcuno in cui vale la pena credere, che ti trasforma nel profondo e che con te trasforma radicalmente il mondo.

Un mistero, anche. Che apre a dimensioni inspiegabili. Ma un mistero che agisce nella storia. Che dà vita, che spinge ad amare la vita, anche fino al punto di darla per gli altri.

Io ero uno dei peggiori della classe, ma avevo dentro un forte desiderio di donare la vita

 

così padre Alex ha spiegato a Girolamo Fazzini, che lo intervistava per la rivista “Credere”, l’origine della sua scelta di entrare ragazzino nell’ordine missionario fondato da Daniele Comboni.

E nella vita missionaria, in Sudan e poi in Kenya, nella baraccopoli di Korogocho, racconta, si lascia convertire dai poveri.

Nei poveri troverà il vero volto di Dio. Non il Dio astratto dei filosofi, ma il Dio vivente, incarnato. Racconta:

Una sera arrivo al capezzale di Florence, una ragazza che la madre aveva avviato alla prostituzione all’età di 11 anni; a 15 aveva contratto l’Aids, a 17 stava morendo. La stanza è tutta buia, accendiamo una candela e mi metto a pregare.

Poi le chiedo: ‘Florence, chi è il volto di Dio per te oggi?’. Lei resta in silenzio, poi il suo viso si llumina in un sorriso: ‘Sono io il volto di Dio!’, mormora lei, che non era cristiana e non frequentava la Chiesa. Io, sul letto di morte, non riuscirò a fare una preghiera del genere.

 

 

“W Nairobi W” è un libro dei missionari Alex Zanotelli e Daniele Moschetti, con le fotografie di Francesco Fantini, che documenta la vita nella baraccopoli di Korogocho e la campagna “W Nairobi W” per difenderla dal progetto governativo di distruzione degli slum della capitale kenyota che avrebbe lasciato senza un tetto, per quanto misero, 350.000 persone.

 

Padre Alex è un rivoluzionario, uno dei pochi rimasti. Ma un rivoluzionario nonviolento.

È la smentita vivente, ancora una volta, che la nonviolenza sia rassegnazione, non intervento, atteggiamento passivo per non voler usare la forza.

La nonviolenza è invece la scelta di trasformare radicalmente il mondo mettendo in gioco non le armi, non il potere, non la forza, ma sé stessi, la propria vita, la propria parola, il proprio corpo, la propria fede. Totalmente.

Ciascuno ha in sé un potenziale nonviolento di trasformazione del mondo che è enorme. E padre Alex lo va testimoniando e insegnando ovunque, specialmente ai giovani.

 

Verona, 1991, “Arena 4”, grande incontro promosso da Beati i costruttori di pace. Da sinistra: Rigoberta Menchù (Premio Nobel per la pace 1992), il vescovo brasiliano José Maria Pires, padre Alex Zanotelli, Arturo Paoli, il cui volto è coperto dal fazzoletto bianco (foto archivio Luisa Zanotelli).

 

È un disturbatore di coscienze. Un suscitatore di testimoni. Padre Alex rompe, volutamente, nel vero senso della parola.

Rompe, non lascia in pace.

Sa crearsi avversari e nemici come pochi. Dentro e fuori la Chiesa.

E come pochi, sa crearsi amici e compagni di viaggio, dentro e fuori la Chiesa.

Perché la nonviolenza non è un altro oppio dei popoli, ma una forza rivoluzionaria. Una forza creatrice di nuova umanità.

Sabato 18 giugno padre Alex sarà premiato al Castello del Buonconsiglio come “trentino dell’anno” dal gruppo culturale Uct (Uomo città territorio).

Sarà una bella occasione per ringraziarlo, ma anche per farsi ancora una volta disturbare.

Salirà da Napoli, dove da qualche anno vive nel rione Sanità. E dove è impegnato a mobilitare cristiani e non cristiani nel riscoprire le proprie responsabilità umane e civili. Contro la camorra che continua a rovinare giovani e a uccidere, contro i trafficanti di droga, contro la corruzione della politica e dell’economia, contro l’individualismo e il consumismo che annebbiano le coscienze di troppi. Per costruire una città più umana.

È più difficile vivere a Napoli che a Korogocho

ha dichiarato.

Accettando il premio, ha detto che lo dedicherà ai No Tav Brennero, a coloro che si battono contro l’alta velocità. In difesa dell’ambiente, dell’acqua minacciata. L’acqua, bene preziosissimo minacciato da aggressioni ambientali, speculazioni di mercato, surriscaldamento del pianeta.

Il profeta disarmato, ma battagliero più che mai, tornerà a farsi sentire.

Grazie di tutto Alex.

 

Pubblicato sul quotidiano “l’Adige” il 15 giugno 2016.