Quella folla per don Milani a Trento quindici anni dopo (1983)

Febbraio 1967. Folla imponente alla presentazione di un libro di don MiIani alla “Pro cultura”.

Quaresima 1968. Paolo Sorbi interrompe il padre quaresimalista in Duomo. Il giorno dopo controquaresimale all’aperto con lettura di brani di don Milani, Balducci e altri. Reazioni della folla. Assedio a Sociologia (Piero Agostini, Mara Cagol, Marsilio, 1980, p. 75 e pp. 100-101).

Febbraio 1983. Folla nell’aula magna del Seminario Maggiore e nella sala comunale della Tromba per i tre incontri su don Milani a 15 anni dalla morte (“Don Milani un profeta tradito?”) promossi dall’associazione “Oscar Romero”.

 

Febbraio 1983. Folla nell’aula magna del Seminario Maggiore e nella sala comunale della Tromba per i tre incontri su don Milani a 15 anni dalla morte (“Don Milani un profeta tradito?”) promossi dall’associazione “Oscar Romero”.

Ha senso accostare fatti così lontani e diversi pur legati insieme dal nome di don Lorenzo Milani e da quello della città, Trento, dove quei fatti sono avvenuti?

C’è qualcosa che lega davvero quel passato a questo presente?

O c’è un abisso che li separa? Sarà tutto sommato una coincidenza il ripetersi dei nomi di Milani, di Trento, ma anche di “folla”…?

Una coincidenza come il curioso ripetersi di “febbraio”?

Rispondere a questi interrogativi vorrebbe dire scrivere un intero capitolo di storia. Perché guardando a come è stato ed è letto don Milani (i profeti non appartengono a nessuno, nemmeno a se stessi: c‘è anche questa povertà nella grandezza del loro destino), alla gente che c’era agli incontri di allora e a quelli di oggi, al dove e al come se n’é parlato, alla risonanza e al significato a livello di opinione pubblica avuti, all’eco suscitata nelle coscienze di chi partecipava, si potrebbe trovare una chiave di lettura per capire come eravamo (o come erano) e come siamo (o sono), e percorrendo il filo che lega nel nome di don Milani episodi cosi lontani e diversi si potrebbe ricostruire la storia dei cattolici in questi anni, ma anche della scuola, della società, e non solo di Trento ma dell’intero Paese.

Lungo questo filo che attraversa quindici-sedici anni si incontrerebbero colossali ribaltamenti e ripensamenti. Ma infine anche nuove vite.

C’è dentro questo periodo l’intera esistenza di chi, oggi ragazzo o ragazza e presente con tanti altri coetanei agli incontri del febbraio scorso, non era ancora nato nel ’67-’68 e di quanto è accaduto, dei ribaltamenti e dei ripensamenti non sa nulla e nulla, spesso, vuole sapere.

Si incontrerebbe chi comincia a pensare accanto a chi ripensa; chi parte accanto a chi è arrivato. Un abisso attraversato da uno strano filo intricato e spezzato? Forse, ma le domande restano e continuano a suscitare in tutti infiniti pensieri.

Una cosa però possiamo dirla.

Tolto dalle urgenze delle emozioni collettive, don Lorenzo Milani lo possiamo proprio oggi incontrare nella sua verità di uomo e di prete (nei limiti in cui la verità di una persona si lascia cogliere). Possiamo ritrovarlo nella sua solitaria grandezza perché intorno a lui non c’è frastuono.

Questa sua umile condizione ce lo rivela interamente, ci svela la portata e il significato di quel “salvarsi l’anima” che – come ci ricordava Michele Gesualdi quando siamo andati a Barbiana – era il senso della sua vita.

Anche se è una verità dura, difficile da capire. C’è il mondo da salvare: l’anima si salverà di conseguenza.

E invece lui, don Lorenzo Milani, sta lì a ricordarci, con una vita e un magistero legati fin nelle sfumature da una coerenza logica impressionante, che è vero il contrario e che il senso della fede cristiana è proprio e solo in quel paradosso.

 

Don Milani e i ragazzi della scuola di Barbiana (Foto Centro di documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, Vicchio-Firenze)

 

Vi interessate di don Milani par motivi di studio? La domanda che a quattrocchi e in tutta franchezza ci pose a Trento Giovanni Banchi (Nanni), presidente e animatore del “Centro Documentazione Don Milani e Scuola di Barbiana” di Vicchio, non ebbe risposte entusiasmanti.

Naturalmente si disse che i motivi di studio non ci interessavano, che i libri e i convegni di grande spessore critico e documentario abbondavano e non era quindi il caso di farne degli altri.

Ci interessava incontrare i testimoni, alcuni di coloro che don Milani l’avevano conosciuto e gli avevano voluto bene. Perché ci potessero aiutare non solo a ricordarlo adeguatamente, ma anche a riproporre negli anni delle stanchezze e delle vitalità contenute e sotterranee il suo esempio e il suo messaggio.

Ma con quella domanda Nanni chiedeva dell’altro: tirate in ballo don Milani per combinare qualcosa di concreto o no? Benedetta diffidenza milaniana!

È una parola rispondere a una domanda del genere. Sì, vedi, noi facciamo… lui è… però, insomma, non è che…

Naturalmente poi si è fatto il convegno ed è andato tutto bene. Come il sabato precedente.

Allora Gian Paolo Meucci, presidente del Tribunale per i minorenni di Firenze, amico di don Milani, aveva portato la sua testimonianza insistendo con calore e vigore sulla dimensione educativa che don Milani ripropone come impegno ineludibile agli uomini di oggi, a coloro che non vogliono restare inerti di fronte alla disgregazione umana e sociale.

È andato tutto bene il sabato dopo con Mileno Fabbiani, Nello Baglioni, e Guido Carotti, già ragazzi della scuola di Barbiana che hanno intrecciato, dopo l’intervento introduttivo del nostro don Marcello Farina, ricordi e riflessioni con gusto per l’essenziale e sincerità anche laddove, come nel caso dei metodi poco caramellosi di don Milani, si poteva rischiare di spaventare qualche animuccia “schizzinosa» (vedi Lettera a una professoressa”) venuta a sentir decantare un piissimo uomo e non un fustigatore di ragazzi.

È andato tutto bene con don Cesare Mazzoni, parroco di un paese vicino a Barbiana negli anni di don Milani e suo amico e collaboratore nei momenti del bisogno, che ha sgranato attorno ai “misteri” della vita sacerdotale di don Lorenzo, efficacemente risaltati, un bellissimo rosario di ricordi e aneddoti.

Ma tutti questi nostri amici mentre parlavano continuavano però a ricordarci, senza dirla (Guido l’ha però ricordata a voce alta), la domanda di Nanni, timorosi, discretamente ma visibilmente, di dover poi vedere tutto finire lì, in un convegno, per quanto vivo, partecipato, e a tratti vibrante. Di dovere archiviare questo convegno come tanti altri: il solito gioco festivo dove si sfogavano gli ideali repressi; l’alibi domenicale di rinunciataria e dimessa ferialità.

Ma no, non è tutto finito lì.

 

Pubblicato su “Il Margine”, n. 7, 1983 “Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana”.

 

Il Margine, n. 7, 1983 è un numero monografico intitolato “Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana” e contiene – introdotti da testi di Vincenzo Passerini, Fabrizio Mattevi e  Marcello Farina – le relazioni di Guido Carotti, Nello Baglioni, Mileno Fabbiani (allievi della scuola di Barbiana), don Cesare Mazzoni e Gian Paolo Meucci (amici e collaboratori di don Milani) al convegno di Trento del 5 e 12 febbraio 1983, “Don Milani un profeta tradito?”, organizzato dall’Associazione Oscar A. Romero e da Il Margine.