Non riuscire a capire le persone in mezzo alle quali ti trovi a vivere, e a farti capire da loro, è un incubo. Imparare la lingua del luogo è il primo passo per inserirsi in una comunità. Il fatto che la Giunta provinciale abbia eliminato un anno fa i corsi di italiano per i rifugiati dà la misura dell’inciviltà di chi ci governa.
Conseguenza del cosiddetto decreto sicurezza che nel nostro Paese ha cacciato dalle strutture di accoglienza migliaia di richiedenti asilo lasciandoli in strada e li ha poi privati anche dei corsi di lingua e dei tirocini di lavoro. Aumentando l’emarginazione sociale, non la sicurezza.
Però il Trentino non è fatto solo di governanti e persone incivili. Nei giorni scorsi è stato diffuso l’opuscolo “Italiano a Trento” dove sette associazioni di volontariato hanno presentato il calendario settimanale per l’anno 2019-2020 delle lezioni gratuite di lingua italiana da loro proposte a chi ha bisogno di apprendere la nostra lingua.
Praticamente tutti i giorni, da lunedì a sabato, qualche volta al mattino, spesso il pomeriggio, pressoché sempre la sera ci sono lezioni di italiano presso qualcuna delle sette associazioni che promuovono l’iniziativa, che sono: Penny Wirton, Associazione A.M.A., Il Gioco degli Specchi, Atas onlus, LiberaLaParola, Associazione Oratorio Sant’Antonio, 2011 “Italiano per tutti”.
È dai primi mesi di quest’anno che le associazioni si sono coordinate per stilare il calendario delle lezioni e proporlo in maniera unitaria, corredato di indirizzi, recapiti telefonici ed e-mail, e di una mappa della città per agevolare il raggiungimento delle sedi. Alcune delle associazioni operano in questo ambito da più di vent’anni, altre sono più recenti.
Un’iniziativa ammirevole, che fa onore alla tradizione di solidarietà ben organizzata di Trento e del Trentino.
Anche a Rovereto il Comitato delle associazioni per la pace e i diritti umani propone, non da ora ma da alcuni anni, lezioni di italiano gratuite per i rifugiati due giorni alla settimana per tutto l’anno presso la propria sede. I volontari e le volontarie hanno portato avanti questo impegno con una costanza esemplare.
Con l’italiano si dà una mano alle persone anche per tanti altri problemi quotidiani. Si creano relazioni umane, punti di ascolto e di incontro.
Anche i volontari crescono, umanamente e culturalmente, non solo i loro studenti. Possono conoscere da vicino i rifugiati di cui sentono parlare, spesso male e a sproposito alla televisione o su internet. Le loro storie, spesso drammatiche, spesso avventurose.
Possono capire le speranze che hanno spinto tante persone a cercare altrove una vita migliore. E capire il mondo privilegiato in cui viviamo noi, pur tra tanti problemi, mai però paragonabili a quelli di coloro che vivono nei paesi più poveri.
Le lezioni di italiano che mettono assieme volontari e stranieri sono luoghi di crescita reciproca.
E quanti altri volontari in questi anni in decine e decine di paesi del Trentino si sono impegnati gratuitamente per dare lezioni di italiano ai richiedenti asilo. Spesso sorretti dalle istituzioni, Provincia e Comuni.
Ora la Provincia ha chiuso, resistono alcuni Comuni. Resistono in questo impegno di civiltà tanti volontari.
La Giunta provinciale può vantarsi del male che ha fatto ai rifugiati, le persone più deboli. Però ci sono ancora molti trentini contenti del bene, e non del male, che fanno a questi esseri umani. A ciascuno il suo.
Pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 14 novembre 2019