L’Etiopia e i sogni di Agitu

Le spoglie di Agitu Ideo Gudeta torneranno nella sua amata Etiopia. Grande Paese che l’aveva fatta soffrire e poi sperare. E ancora soffrire ultimamente per la guerra civile in Tigray, la regione del Nord, al confine con l’Eritrea . Guerra scoppiata in novembre e oscurata dal governo di Abiy Ahmed, premio Nobel per la pace 2019 per l’accordo con l’Eritrea che aveva posto fine a un sanguinoso conflitto.

Anche lei, come mezzo mondo, delusa dal carismatico Abiy che tante speranze aveva suscitato. Pareva fossimo all’inizio di un Rinascimento per l’Etiopia.

Il governo etiope ha tagliato ogni comunicazione col Tigray che è stato vietato ai giornalisti e agli osservatori internazionali.

Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati, e Michelle Bachelet, già presidente del Cile e ora Alto commissario Onu per i diritti umani, hanno dichiarato che le testimonianze di atrocità e violazioni dei diritti umani sono però schiaccianti.

Ci sono stati bombardamenti sulle città e stragi di civili. I profughi fuggiti in Sudan sono già 60 mila, due milioni e mezzo di bambini della regione sono privi di cibo e medicine.

Si sa di profughi eritrei, fuggiti in questi anni dalla dittatura (l’Etiopia accoglie 1 milione di profughi), che sono stati riportati a forza nell’Eritrea del dittatore Afewerki dalle sue truppe entrate in Etiopia  per appoggiare Abiy contro il Tigray.

Regione ben nota a noi italiani e alla storia del nostro colonialismo (di cui troppo spesso dimentichiamo le atrocità) . La capitale è Macallè, altre città sono Adua e Axum, centro spirituale della chiesa ortodossa etiope, maggioritaria nel Paese.

L’Etiopia, grande tre volte e mezzo l’Italia e con una popolazione di 110 milioni di abitanti, che ne fa il secondo Paese più popoloso dell’Africa dopo la Nigeria, è un repubblica federale formata da dieci regioni-Stato che godono di ampia autonomia.

Il rapporto spesso conflittuale tra i vari gruppi etnici  ha segnato la storia del Paese. Le persistenti spinte indipendentiste e quelle neocentraliste di Abiy hanno riacceso il conflitto.

La causa scatenante delle guerra al Tigray sono state le elezioni che in quella regione si sono tenute il 9 settembre scorso nonostante il governo centrale avesse deciso il loro rinvio al 2021 per l’emergenza Covid.

All’inizio di novembre le truppe governative hanno occupato Macallé e chiuso il Tigray. I tigrini sono sempre stati una minoranza potente e per tre decenni hanno controllato il Paese. Non hanno però sostenuto la nomina di Abiy nel 2018 a capo di un governo di transizione. Si parla di resa dei conti.

L’altra questione che preoccupava Agitu, e che era stata alla base della sua fuga dall’Etiopia nel 2010, era il landgrabbing, cioè l’accaparramento delle terre da parte delle grandi compagnie nazionali o multinazionali (americane, cinesi, russe, inglesi, svizzere, italiane…), piaga che colpisce l’Africa, il Sudamerica e l’Asia meridionale.

In nome dello sviluppo e della modernizzazione vengono tolte legalmente le terre a migliaia di piccoli contadini per  realizzare grandi coltivazioni. Con danni sociali, umani, ambientali enormi.

Interi villaggi vengono svuotati e gli abitanti trasferiti. O trasformati in braccianti. Privati della loro storia e anche dei prodotti che garantivano loro sussistenza.

La passione di Agitu per l’allevamento e l’agricoltura di montagna nasceva anche dal suo desiderio di difendere un modo di lavorare la terra e allevare bestiame che fosse rispettoso delle persone, della natura e di una dimensione economica umana, non subalterna ai grandi padroni e ai grandi capitali. Anche su questo fronte il nuovo governo di Abiy ha tradito le speranze.

Onorare la memoria di Agitu vuol dire, allora, tenere alta l’attenzione pubblica sull’Etiopia e sull’Africa e impegnarsi a promuovere progetti di cooperazione fondati su modelli di sviluppo alternativi a quelli del capitalismo.

Ci sono questi progetti, vanno sostenuti. Così possiamo portare avanti le battaglie e i sogni di Agitu.

 

Articolo pubblicato sul quotidiano “Trentino” il 7 gennaio 2021.