Luca Attanasio, ambasciatore di uno Stato amico dell’umanità

L’ambasciatore Luca Attanasio

L’uccisione in una imboscata avvenuta lunedì 22 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, di 43 anni, del carabiniere Vittorio Iacovacci, di 30 anni, che lo proteggeva, e del loro autista Mustapha Milambo ci addolora profondamente.

In queste ore tanti hanno ricordato la competenza e lo spirito di solidarietà che animava il giovane ambasciatore italiano che lascia la moglie, Zakia Seddiki, e tre bimbe.

 

Il carabiniere Vittorio Iacovacci

 

Il carabiniere Vittorio Iacovacci, che avrebbe fra poco compiuto 31 anni, si sarebbe sposato a giugno con una ragazza di origini sarde. La sua famiglia è di Sonnino, paese in provincia di Latina. Sarebbe andato ad abitare vicino ai genitori, papà operaio, mamma casalinga.

 

L’autista Mustapha Milambo

Mustapha Milambo, autista per l’Onu da 16 anni, era nato e risiedeva a Goma, la città nei pressi della quale è avvenuta la tragica imboscata. Aveva studiato a Bukavu e poi all’università di Kinshasa. Era sposato, ma non sappiamo se aveva figli.

 

Costruttore di ponti

Luca Attanasio era un servitore dello Stato e dell’umanità. Un ambasciatore di fraternità.

Don Angelo Gornati, ex parroco di Limbiate, in provincia di Monza e della Brianza, dove il giovane ambasciatore era nato e cresciuto, ricorda di aver celebrato lui il suo matrimonio con Zakia Seddiki, marocchina e musulmana. Una doppia cerimonia: cristiana qui, musulmana in Marocco. “Luca era un costruttore di ponti, aveva la grande dote di saper ascoltare”, dice.

E ad Alberto Mattioli della “Stampa” racconta:

Luca era una luce che si accendeva e illuminava gli altri, un raggio di sole. Veniva da una bella famiglia, molto unita, e ne aveva costruito un’altra così. Sempre sorridente, positivo, altruista. All’oratorio aveva fondato un gruppo di sostegno per gli anziani malati e poi un altro per i ragazzi disabili.

Aveva continuato anche da diplomatico come presidente dell’associazione ‘Mama Sofia’, fondata dalla moglie per aiutare le mamme e le bambine di strada del Congo. Non dimenticava la sua città e gli amici.

La diplomazia l’ha imparata qui. Era un appassionato frequentatore della comuntià di Taizé e una volta che un gruppo internazionale di una sessantina di ragazzi si è riunito a Limbiate è stato lui a gestirlo.

“Sembrava prediligere il mondo dei missionari”

Il padre saveriano Franco Bordignon, in Congo da mezzo secolo, che faceva parte del gruppo di missionari che aveva condiviso con Attanasio la messa di domenica mattina a Bukavu, ha detto al quotidiano “Avvenire”:

Era come un fratello, sembrava prediligere fra tutti il mondo dei missionari. Aveva lanciato l’idea di raccogliere le memorie di tanti sacerdoti e laici che hanno contribuito allo sviluppo del Congo con l’obiettivo di costruire un’antologia che fungesse da memoria del nostro lavoro.

 

Lo Stato amico dell’umanità, non nemico

In quest’Italia chiusa in se stessa, non solo per colpa della pandemia, ma anche per la glaciazione sovranista e razzista che l’ha colpita negli ultimi anni, questa storia di amore e di morte quasi stupisce. Quasi meraviglia questo spirito generoso ed entusiasta di un servitore dello Stato, questo suo amore gioioso e impegnato per i più bisognosi. Per gli africani, per i musulmani, per i missionari, per gli esseri umani in quanto tali.

Come se da tempo questi sentimenti, che sono di tante persone, gruppi, associazioni in ogni angolo del nostro Paese, non avessero più diritto di cittadinanza nelle istituzioni.

Come se essere servitori dello Stato e insieme dell’umanità non fosse più possibile.

Hanno fatto degli Stati dei nemici dell’umanità.

Ma questa è una malattia, una degenerazione da cui guarire in fretta, perché la nostra Costituzione vuole che lo Stato italiano, non solo i singoli o le associazioni, sia amico dell’umanità. Non nemico.

Dopo tanto disprezzo della fraternità e della solidarietà, bollate come “buonismo”, ecco che ci vuole una tragedia perché l’Italia migliore faccia riscoprire a tutti la bellezza di uno Stato amico dell’umanità, così come l’hanno voluto i nostri Padri costituenti.

 

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