«Affrontare la Divina Commedia, misurarsi con Dante, è, come per tutte le grandi opere dell’umanità, approfondire la conoscenza di noi e della nostra storia, scoprire una dimensione dell’uomo.
La visione del mondo – e in essa dell’uomo – che ci si offre dalle pagine di questo capolavoro, che si colloca al centro della storia europea, tra l’evo antico e l’evo moderno, è tra le più vaste e profonde della letteratura di ogni tempo, nella sua consapevole pretesa di abbracciare con l’umano tutta la realtà: “discriver fondo a tutto l’universo”.»
Questa l’apertura dell’Introduzione di Anna Maria Chiavacci alla Commedia da lei magnificamente commentata, e pubblicata nella classica edizione dei “Meridiani” di Mondadori.
Anna Maria Chiavacci Leonardi, scomparsa nel 2014, è stata una grande studiosa di Dante, tra i massimi esperti a livello internazionale. La ricordiamo con particolare gratitudine in questo anno dantesco in cui si celebrano con molte e notevoli iniziative i 700 anni dalla morte del poeta, padre della lingua italiana.
E il prossimo 25 marzo ci sarà il Dantedì, la giornata istituita nel 2020 dal Governo italiano per ricordare ogni anno la figura e l’opera dell’Alighieri.
Notizie biografiche
Ecco alcune notizie biografiche tratte dalla bella intervista che le fece Lorella Pellis nel 2005 per toscanaoggi.it. (vedi l’intervista integrale).
“Anna Maria Chiavacci nasce il 22 settembre del 1927 a Camerino, nelle Marche, da madre senese e padre pistoiese, entrambi insegnanti. Il padre, Gaetano Chiavacci, filosofo, è preside del liceo a Camerino. Ben presto l’intera famiglia si trasferisce a Pisa perché il padre ottiene la cattedra all’Università.
In seguito, un altro trasferimento del professore porta i Chiavacci a Firenze.
Ed è presso l’Ateneo fiorentino che Anna Maria si laurea in Letteratura italiana con Giuseppe De Robertis. La tesi è sul «Paradiso» di Dante. Da quel momento la professoressa dedicherà all’Alighieri tutti i suoi studi.
Dal 1972 insegna Filologia dantesca al Magistero di Arezzo, sede distaccata dell’Università di Siena. Sempre ad Arezzo nel 1980 vince il concorso di professore ordinario.
Nel 2000 ha vinto il premio Feltrinelli dei Lincei per la critica letteraria.
Fra le opere della Chiavacci ricordiamo «Lettura del Paradiso dantesco» (Firenze 1963), «La guerra de la pietate. Saggio per una interpretazione dell’Inferno di Dante» (Napoli 1979) e il prestigioso Commento in tre volumi alla Commedia uscito nei Meridiani Mondadori.
Nel 1999 esce per Zanichelli il primo volume del Commento scolastico alla Divina Commedia («Inferno»), seguito nel 2000 dal «Purgatorio» e nel 2001 dal «Paradiso».
Anna Maria Chiavacci è sposata con Claudio Leonardi [Borgo Sacco di Rovereto (Tn), 1926 – Firenze, 2010], già docente di Letteratura latina medievale all’Università di Firenze. È madre di cinque figli (Maria, Lino, Elisabetta, Francesca ed Emanuela) e nonna di cinque nipoti. Ha una sorella e un fratello, il noto teologo e moralista Enrico Chiavacci [Siena, 1926 – Ruffignano, Firenze 2013]. Abita a Firenze.”
Solo con la poesia si arriva al cuore dell’universo
e degli esseri umani
Anna Maria Chiavacci, concludendo la sua Introduzione alla Commedia (nel primo volume, Inferno), ci ricorda cosa è la poesia per Dante: il modo insuperabile che hanno gli esseri umani di comprendere ed esprimere la verità dell’universo e di se stessi. Una comprensione che li fa migliori. Più bell’invito a conoscere, leggere, amare Dante non c’è.
È per mezzo della poesia che Dante vuol parlare agli uomini, come aveva già fatto il suo Virgilio. Egli ha fede nella parola poetica (la “parola ornata” con cui Virgilio appunto riesce a convincerlo e a salvarlo), quella parola che, come è detto di Orfeo nel Convivio, ha il potere di “mansuescere e umiliare li crudeli cuori”.
E forse egli aveva ragione più di quanto il mondo moderno – che tutto razionalmente distingue e separa – abbia potuto fino ad oggi pensare. Dove gli altri linguaggi non riescono ad arrivare, quando anche filosofia e religione non hanno più parole, la poesia raggiunge la realtà nel suo profondo, e può parlare, più di ogni altra lingua, ai cuori degli uomini.
E nel nostro secolo in cui due guerre mondiali e paurose minacce – e realtà – nucleari hanno proposto con violenza agli uomini il problema della loro vita sulla terra, forse il poeta fiorentino del Duecento può ancora offrire, con la sua grande parola così vicina all’uomo e così immersa nel divino, una indicazione di speranza. (Firenze, 26 luglio 1991).