Il giudice Livatino nel presepe
Una bellissima notizia questo riconoscimento del “martirio in odio alla fede” per il giovane giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990.
Diventerà beato per decisione di Papa Francesco.
Una bellissima notizia questo riconoscimento del “martirio in odio alla fede” per il giovane giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990.
Diventerà beato per decisione di Papa Francesco.
Caro Gesù, affrettati. Affrettati. Portaci la tua speranza. L’unica che non delude. Qui ci sono troppi morti, affrettati. Troppi morti.
E poco conforto per i familiari, perché i morti danno fastidio al Trentino cartolina. Il Trentino cartolina ha le sue lugubri esigenze. È più cadaverico dei morti il Trentino cartolina.
Il numero di morti per Covid in Trentino resta altissimo, siamo al secondo posto in Italia dopo soltanto la Lombardia. Una strage. Un numero di vittime tra i più elevati d’Europa. Contagi e ricoveri in ospedale continuano ad essere pure molto alti.
Ma nulla di tutto questo c’è nella lettera della capogruppo della Lega Salvini in consiglio provinciale, Mara Dalzocchio, pubblicata ieri dal “Trentino”, in cui, criticando il mio articolo apparso giovedì su questo giornale (“Covid, perché il regionalismo ha fallito”) mi attacca per “centralismo” e “odio” verso la Lega.
La capogruppo della Lega Salvini in Consiglio provinciale a Trento, Mara Dalzocchio, interviene con una lettera al quotidiano “Trentino” e critica l’articolo di Passerini “Perché il regionalismo ha fallito”. Ecco la sua lettera.
Per il regionalismo e l’autonomismo la drammatica emergenza Covid doveva essere una prova di maturità. Invece è stata, e continua ad essere, la dimostrazione, triste, penosa, con tragici risvolti, di un pericoloso fallimento. Verità amara, ma che va chiamata col suo nome. Perché ci sono di mezzo vite umane.
Un’aula tra le macerie. Una scuola che resiste. Simbolo incredibile di tutte le scuole che resistono. In guerra e in pace, nonostante le bombe o nonostante il Covid 19. Sotto l’imperversare della malaria o del colera, in mezzo alla miseria più nera o l’oppressione più dura, in una zona terremotata del Centro Italia o in
Piccoli lottatori di speranza crescono. Anche da noi. Nel silenzio, passo dopo passo, mattone su mattone.
Disprezzati dal potere che fa finta che non esistano e talvolta anche dai compagni di scuola. Ci restano male, naturalmente, ma tirano diritto. Il futuro li aspetta.
L’appello all’unità di fronte alla pandemia lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella va non solo ascoltato ma tradotto in pratica. Il Presidente, parlando due giorni fa all’assemblea dell’Associazione dei Comuni italiani, ha usato toni all’altezza della drammaticità della situazione.
La verità sulla strage di Pizzolungo, vicino a Trapani, del 2 aprile 1985 , in cui doveva morire il giudice Carlo Palermo, ben noto ai trentini, e in cui morirono invece una madre e i suoi due figli, ha fatto un altro passo in avanti.
Dopo 35 anni.
Una delle peggiori eredità del quadriennio di Trump al potere, accanto alla più recente e devastante sottovalutazione, degenerata in irrisione, del Covid, è stata l’aver scatenato nel mondo parole e politiche razziste e xenofobe che nel presidente del Paese “guardiano del mondo” hanno trovato la più potente legittimazione. Joe Biden e il mondo intero avranno molto da fare per ritrovare parole e politiche degne di una civiltà umana.
Al culmine del quadriennio, nel gennaio del 2018, mentre a casa nostra il leghismo trumpista si faceva più arrogante che mai, Piergiorgio Cattani, al quale l’altro ieri abbiamo dato l’ultimo saluto, mi telefonò. “Dobbiamo fare qualcosa, il razzismo dilaga, la situazione peggiora ogni giorno”.
Ieri (mercoledì 28) c’è stata la presentazione online del Dossier statistico immigrazione 2020 di Idos (il più autorevole, insieme a quello di Caritas-Migrantes).
L’altro ieri Migrantes ha presentato il Rapporto italiani nel mondo 2020.
Due dati: gli immigrati in Italia sono 5.306.500, gli italiani emigranti 5.486.081.
Tanti popoli stanno vivendo un momento drammatico. Per il Covid 19, per le guerre, le oppressioni, la miseria.
Ma nessuno patisce un martirio come i Rohingya.
Non riconosciuti, perseguitati, massacrati, costretti a fuggire dal loro Paese, il Myanmar (ex Birmania) del Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, i Rohingya sperano che le elezioni dell’8 novembre prossimo portino qualche cambiamento. Sperano con la forza della disperazione.
Con la cancellazione delle norme più disumane dei decreti cosiddetti “sicurezza”, approvata dal governo lunedì notte 5 ottobre, l’Italia torna ad essere un paese civile.
Non sarà più respinta, ad esempio, una persona verso uno Stato quando rischi di subire “trattamenti inumani o degradanti”, non solo la tortura, è scritto nell’art. 1 del nuovo decreto.
Un popolo e un tribunale hanno aperto in questi giorni un altro squarcio nel muro di discriminazione verso gli stranieri sul quale la destra italiana e internazionale ha costruito in questi anni le sue fortune elettorali. E hanno riaffermato il principio dell’uguaglianza tra gli esseri umani. Domenica 27 settembre il popolo svizzero ha bocciato il referendum anti immigrati, tra i quali ci sono moltissimi italiani, sostenuto dalla destra, Lega in testa (Lega anti italiani? Certo).
Ci scopriamo fragili. Ammiriamo il coraggio degli eroi, la fede dei santi. Li pensiamo superuomini e superdonne.
Ma la fragilità è di tutti. Gli eroi hanno paura e i santi sperimentano il silenzio di Dio.
La storia di Madre Teresa di Calcutta ce lo ricorda.
I preti di strada sono gli ultimi rivoluzionari rimasti.
E don Roberto Malgesini, 51 anni, ucciso martedì a Como da una persona povera e fragile che lui aiutava, era un vero rivoluzionario.
Si può nelle situazioni più dolorose, nelle più devastanti, perfino nelle più spaventose, come quella di un lager, conservare e far crescere dentro di sé il nucleo bello della vita, l’amore per gli altri e per Dio?
Sì, si può, ha testimoniato Etty Hillesum, giovane ebrea.
Due fratelli violenti, nullatenenti, ma coi suv, bella vita. Tra sabato e domenica, a Colleferro, alla periferia di Roma, hanno ammazzato a calci in viso un ragazzo di 21 anni, Willy Monteiro Duarte.
Un ragazzo tranquillo, che imparava a fare il cuoco, lavorava in un ristorante, giocava a calcio. Era intervenuto a far da paciere in una rissa per proteggere un amico.
Con il cuore, il coraggio, l’intelligenza, ma anche con la testa spaccata dalle manganellate della polizia John Lewis ha cambiato l’America. Che oggi, dopo sette giorni di solenni onoranze, lo saluta per l’ultima volta e lo affida alla terra di Atlanta, capitale della Georgia.
La voce del capo indigeno Raoni Metuktire e del grande fotografo Sebastiäo Salgado si è alzata in questi giorni in difesa dei popoli amazzonici a rischio di sterminio per il coronavirus.
Dell’Amazzonia, Dorothy Stang fu l’intrepida “sorella”.
Quando il 10 dicembre 2004 gli avvocati brasiliani per i diritti umani la premiano con la medaglia Chico Mendes,
La Valdastico è la peggior minaccia ambientale che incombe sul Trentino.
Ed è la questione più grave sulla quale si voterà il 20 e 21 settembre in Trentino.
Di che cosa parliamo quando parliamo di poveri? Parliamo di un mondo dove la ricchezza è scandalosamente distribuita: 2153 miliardari hanno più ricchezza di 4,6 miliardi di persone messe insieme.
Adesso tutti possono capire di più le “strane” caratteristiche delle migrazioni. Proprio in un momento difficile come questo. Lasciamo stare le propagande e atteniamoci alla realtà. Nella realtà succede che in questo momento di grave crisi economica e occupazionale mancano decine di migliaia di lavoratori. In decisivi settori produttivi. Gli imprenditori sono disperati perché se i lavoratori stranieri non arrivano sono guai.
“Signor Sindaco, Autorità, Amici ed Estimatori di don Marcello Farina.
Con l’Aquila di San Venceslao che il Sindaco, Alessandro Andreatta, consegna a don Marcello Farina, la città di Trento premia un maestro di libertà.”
Se un preside o un autista di autobus o un dirigente d’azienda o un infermiere commettessero atti irrazionali e irragionevoli con pesanti conseguenze per gli studenti, i passeggeri, i lavoratori, i malati cosa accadrebbe?
È facile immaginarlo. Indignazioni, proteste, punizioni, cause giudiziarie, magari licenziamenti. E la pubblica gogna. Non così per i politici.
Con un giudizio durissimo, la Corte Costituzionale ha bocciato la norma del primo decreto “sicurezza” che impedisce ai richiedenti asilo di ottenere l’iscrizione anagrafica in un Comune. La norma è stata definita dalla Corte “irrazionale” e “irragionevole”.
Lavoratori, non schiavi. Persone, non braccia. Esseri umani, non robot usa e getta.
A quanti lavoratori immigrati la sanatoria in corso, per la quale le domande scadono il prossimo 15 agosto, restituirà un minimo di dignità? E quanti ne rimarranno esclusi?
Soldi e soldi. Profitto e profitto.
E il valore delle vite umane? Dopo, sempre dopo. Dopo i disastri, dopo le catastrofi. Oggi come ieri.
Tina Merlin denunciò la minaccia del Vajont. Ma fu denunciata. Arrivò la catastrofe. Duemila morti. E tutti videro. Dopo, sempre dopo. Ma cambiarono?
I crimini umanitari, come i naufragi dei migranti e il loro respingimento nelle mani insanguinate dei libici, o come nel caso del giovane Regeni, ucciso il 26 gennaio 2016 per mano degli egiziani, sono l’altra faccia degli affari.
Egitto e Libia, nonostante i crimini, continuano ad essere nostri privilegiati partner economici.
Per le armi, il petrolio, il gas e tante altre merci.
“I care”: me ne importa, mi sta a cuore, mi impegno.
Questo motto di don Lorenzo Milani, secco, risoluto, potente è il simbolo della sua testimonianza di educatore rivoluzionario che continua a spingere tanti a cambiare se stessi e la realtà.
Don Milani si faceva amici e nemici ovunque.
Aveva lasciato la politica nel ’51, a 38 anni, Giuseppe Dossetti, dopo esserne stato un protagonista, nella Costituente e nella Ricostruzione.
Si era fatto monaco.
Ma tornò in campo nel 1994 per spendere le sue ultime energie in difesa della Costituzione.