Partono perché vogliono vivere

Perché partono? Perché affrontano questi viaggi pericolosi se sanno di rischiare la vita? Se sanno che magari non saranno accolti neanche bene? È una domanda che tanti si pongono, e che spesso mi pongono. Rispondo con i versi di una canzone.

 

«Vestiti di stracci, in grandi greggi,

noi, carichi di un incredibile dolore,

ci recammo nella terra grande e lontana.

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Prima gli italiani? Già fatto

In questi mesi il salvataggio in mare e l’approdo sulle nostre coste di tanti profughi (153 mila fino a tutt’oggi, in questo 2016; 140 mila furono in tutto il 2015; 170 mila nel 2014) ripropone in termini di «emergenza» la questione migratoria, anche per le tante vittime dei naufragi, già più di 3.200 quest’anno.

Ma accanto all’emergenza profughi e al dramma senza fine delle vittime dei naufragi, c’è un fenomeno migratorio che è strutturale da almeno venticinque anni nel nostro Paese, dove ormai vivono cinque milioni di persone nate altrove.

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La “Settimana dell’accoglienza” e le solitudini

Quando atroci operazioni di guerra in cui tanti innocenti perdono la vita ci vengono sbattute quotidianamente in faccia, come è il caso del calvario infinito di Aleppo, se proprio non siamo diventati dei morti viventi, freddi come il ghiaccio, ci chiediamo cosa dovremmo fare per fermare le atrocità, per aiutare quei poveri esseri umani.

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Sunday Bloody Sunday. La domenica di sangue di padre Edward Daly

Quell’immagine si scolpì per sempre nel cuore di tanti.

Una strada di città.

Ai lati, in primo piano e di spalla, dei militari spianano il mitra verso quattro persone che avanzano di corsa portando un corpo, e davanti a loro un uomo apre le braccia come a proteggerle e sventola agitato un fazzoletto bianco insanguinato.

(in occasione del 50° anniversario del Bloody Sunday segnaliamo questo nostro articolo del 2016 – e altri)

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Briciole che salvano l’umanità

L’altra sera si discuteva a Canova di Gardolo su “quale convivenza costruire nella nostra comunità”. Canova è uno dei quartieri periferici di Trento più popolosi, più giovani e a più alta concentrazione di immigrati. Tema che crea discussioni, ma anche azioni. Esemplari.

L’incontro avveniva nel centro La Casetta dove, in uno stanzino, c’è anche un forno, il “forno sociale” del pane, gestito dall’associazione Carpe Diem in collaborazione con la cooperativa Arianna. Le donne, di storica residenza o immigrate, si trovano insieme per fare il pane.

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La solitudine di Omran

Disegno di Giorgio Romagnoni

C’è tutta la solitudine delle vittime nell’immagine di Omran Daqneesh, il bimbo di cinque anni salvato da un bombardamento ad Aleppo e seduto in un’ambulanza, il volto coperto di sangue e polvere, lo sguardo immobile.

È la solitudine del più indifeso degli esseri umani, il bambino, di fronte a qualcosa che può solo subire e non capire.

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La protesta degli afghani

La situazione del gruppo di profughi che ieri sono tornati a protestare a Bolzano è indegna di un Paese civile come l’Italia e di una terra civile e accogliente come il Sudtirolo. Dura da mesi, questa situazione, e le soluzioni finora trovate sono del tutto parziali e non corrispondono a quella dignità di trattamento che si deve dare a ogni essere umano, specialmente a chi è stato costretto dalla guerra e dalla povertà a lasciare il proprio Paese.

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Fallimento del cinismo politico

Il cinico non è adatto a questo mestiere. Ryszard Kapuscinski, uno dei più grandi reporter di sempre, pensava così del suo mestiere. Non puoi raccontare bene il mondo se non hai simpatia per gli esseri umani, se non provi compassione per la povertà e la sofferenza. Se disprezzi gli ideali e i valori più nobili. Cambia mestiere, perché non sei in grado di capire la realtà nella sua verità. E quindi non puoi farla comprendere agli altri.

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L’utopista Tommaso Moro patrono dei politici

L’inglese Thomas More, per gli italiani Tommaso Moro, è uno dei grandi padri dell’Europa. Lo ricordiamo nell’anniversario della morte, avvenuta sul patibolo il 6 luglio del 1535.

Fu l’autore di “Utopia”, un piccolo libro uscito verso la fine del 1516, esattamente cinque secoli fa, e destinato ad entrare per sempre, sconvolgendolo, nell’immaginario politico perché conteneva una critica spietata della società del tempo e la prefigurazione di una società ideale, del tutto opposta alla esistente.

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Al Brennero, oltre i muri

Italiani e austriaci si incontrano oggi al Brennero nel segno dell’Europa dei ponti e non dei muri. Quell’Europa dei ponti che fu dei padri fondatori, di De Gasperi, di Schuman, di Adenauer, di Spinelli e dei federalisti, l’Europa di Alex Langer, l’Europa che ha trovato oggi in papa Francesco il suo più appassionato e tenace ambasciatore.

Un incontro di grande significato, voluto da Pax Christi Italia e Pax Christi Austria per ribadire un no fermissimo alla barriera in costruzione e un sì altrettanto fermo all’Europa famiglia di popoli.

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Cura democratica contro le paure

Non avevamo mai disperato della possibilità  che l’altra Austria ce la potesse fare. L’altra Austria, orfana di rappresentanza politica, alla fine ce l’fatta. È riuscita a sconfiggere il quarantacinquenne estremista verniciato di moderazione Norbert Hofer, un post-nazista che gira con la pistola in tasca, e a mandare alla presidenza della Repubblica un “vecchietto” sempreverde, il settantaduenne economista Alexander Van der Bellen, un democratico figlio di profughi fuggiti dalla dittatura comunista sovietica.

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L’atlante mondiale delle migrazioni

“Vestiti di stracci in grandi greggi,noi, carichi di un incredibile dolore, ci recammo nella terra grande e lontana. Alcuni di noi affogarono davvero. Alcuni di noi morirono davvero di stenti. Ma per ogni dieci che morirono,un migliaio sopravvisse e tenne duro. Meglio affogare nell’oceano che essere strangolati dalla miseria. Meglio ingannarsi da sé, che essere ingannati dai lupi. Meglio morire a modo nostro che essere peggio delle bestie.”

Sono versi strazianti del Canto degli emigranti.

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L’Italia ha triplicato l’export di armi

Nel pieno della tragedia umanitaria dei profughi, causata soprattutto dalle guerre e dal terrorismo, alimentati da un traffico di armi senza sosta, e poi dalle estreme povertà di vaste aree dell’Africa e dell’Asia, la notizia che l’Italia ha triplicato nel 2015 l’export di armi, arrivato a 8,2 miliardi di euro rispetto ai 2,9 del 2014, è di quelle che suscitano stupore e indignazione.

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L’Europa si salva con la giustizia sociale

Un misto di disinformazione e disumanità verniciato di moderazione. Tipico della politica più pericolosa. Norbert Hofer, il candidato dell’estrema destra austriaca che domenica scorsa ha stravinto col 35,1 % il primo turno delle elezioni presidenziali austriache, si rivela ancora una volta per quello che è nelle interviste del giorno dopo. Sorrisi, cortesia, finta ragionevolezza, un crocifisso di legno in una tasca, la pistola nell’altra. Dice che lui è con Dio, il Dio cristiano. Ma il Dio cristiano sarà con lui? Mai una parola di pietà per tutti quegli infelici annegati nel Mediterraneo.

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Più Europa, non più muri

È un gravissimo errore dare corda alla sfiducia nell’Europa e ripristinare i confini statali. Ed è un errore non meno grave dare corda a quei governi dell’Est Europa che proclamano apertamente ideologie xenofobe e razziste. L’Austria, socialdemocratica e cristiano-popolare, con la decisione di chiudere i propri confini e con la scelta di concordare con Ungheria, Polonia e altri paesi dell’Est Europa una politica di chiusura verso i profughi ha commesso due gravissimi errori.

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Judit, Reginette e le altre sorelle

Le 4 suore uccise (Foto di “Avvenire”)

Avevano nomi leggeri, come di danzatrici: Judit, Reginette, Anselm, Marguerite.

Erano suore di Madre Teresa di Calcutta e assistevano disabili e anziani in una casa di cura ad Aden, in Yemen, il Paese più povero del Vicino Oriente.

Il 4 marzo scorso un gruppo terroristico, probabilmente jihadista, irrompe nella casa di cura e le massacra, insieme ad altre dodici persone, dipendenti e collaboratori.

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Le nostre responabilità

I profughi nel mondo sono aumentati in questi anni insieme all’aumento della produzione e del commercio delle armi.

I profughi sono aumentati insieme all’aumento delle disuguaglianze economiche tra popoli ricchi e popoli poveri.

I profughi sono aumentati insieme all’aumento dei disastri ambientali causati dal surriscaldamento del clima e dall’uso dissennato del territorio e delle sue risorse.

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Quante orecchie, quanti morti?

«Quante orecchie deve avere un uomo prima di poter sentire la gente piangere? E quanti morti ci vorranno prima che egli sappia che troppi sono morti? E quante volte può voltare la testa fingendo di non vedere?».

Si canta Blowin’ in the Wind di Bob Dylan alla partenza della fiaccolata della pace che inaugura l’anno nuovo a Canal San Bovo, tra i monti della bella Valle del Vanoi.

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Giovanni Gozzer a 100 anni dalla nascita. Testimonianza di uno studente

Ringrazio gli organizzatori di questo convegno per aver voluto ricordare Giovanni Gozzer, un personaggio così rilevante nella storia della scuola trentina e della scuola nazionale, e per aver voluto avviare un percorso di ricerca che possa pienamente documentarne la complessa figura e la vastissima opera.

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L’anno dei profughi

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle (2015) ha visto un aggravarsi senza precedenti del dramma dei profughi asiatici e africani che cercano salvezza in Europa. Quanto sul modo di rispondere a questo dramma, davvero epocale, potranno influire le orrende stragi terroristiche, rivendicate dagli estremisti islamici dell’Isis, che venerdì 13 novembre hanno insanguinato Parigi (dopo la strage di Charlie Hebdo del 7 gennaio), non è dato ancora di sapere.

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Bolzano e Brennero porte della speranza

Come nella vita delle persone, anche in quella delle comunità i drammi e le sofferenze possono far crescere. Possono risvegliare, invece della paura, il meglio che c’è in ciascuno. Ne è convinto Claude Rotelli, presidente di Volontarius, l’associazione che a Bolzano sta ogni giorno accanto ai profughi e alle tante povertà di strada, vecchie e nuove.

In questo drammatico 2015 le stazioni ferroviarie di Bolzano e Brennero sono diventate per i profughi una delle porte della speranza verso il Nord, la Germania soprattutto.

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Profughi e migranti: le tre grandi questioni

L’esodo drammatico dei profughi e dei migranti che stiamo vivendo da molti mesi, e da molti anni, con intensità crescente e con conseguenze così tragiche da scuotere anche le coscienze e le istituzioni più fredde se non ostili (come l’immagine atroce del corpicino del bimbo siriano, Aylan, adagiato sulla spiaggia turca), pone alla nostra attenzione almeno tre grandi questioni: la questione umanitaria; la questione demografica, che comincia a farsi largo nel dibattito pubblico; la questione delle guerre e delle ingiustizie internazionali di cui si parla pochissimo, ma che è alla radice dell’imponente fuga di popolazioni.

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Forse sarai straniero anche tu

I mesi da gennaio a maggio 2015 durante i quali si è svolta questa ricerca del Forum trentino per la pace sono stati terribili per i profughi in rotta verso le nostre coste, fuggiaschi da guerre e persecuzioni: 300 morti in un naufragio vicino alle coste libiche nei primi giorni di febbraio; altri 250 morti in un naufragio all’inizio di aprile; poi il 19 aprile la tragedia più orrenda, forse 900 annegati. Altri 120 morti due giorni dopo.

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Johannes Lepsius difensore degli armeni, testimone del genocidio

 

È la splendente, maledetta domenica 19 aprile 2015.

Con un sole così, e nel paradiso di Merano, grazioso cestino di boccioli, arrivano come da un lontano inferno le notizie del più orrendo naufragio di migranti finora accaduto nel Mediterraneo.

Ma non è un inferno estraneo a questo paradiso.

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I doveri di questa generazione

La spaventosa tragedia della notte fra sabato 18 e domenica 19 aprile che ha visto un barcone con più di settecento (forse novecento) profughi a bordo rovesciarsi tra la Libia e Lampedusa e lasciare infine pochissimi superstiti è l’ultimo e più angosciante capitolo di un dramma che non è solo italiano o europeo.
È un dramma mondiale.
È la grande responsabilità di fronte alla quale è messa la generazione presente.

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Piccole note sui “Fratelli Karamazov” di Ronconi (1998)

Luca Ronconi

Ho avuto la fortuna di assistere al teatro Argentina di Roma alla messa in scena dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij da parte del Teatro di Roma con la regia di Luca Ronconi, tra il febbraio e marzo del 1998.
Due serate di quattro ore ciascuna.

Un’impresa gigantesca, che solo un cultore geniale delle imprese teatrali impossibili come Ronconi poteva realizzare.

Ronconi è morto sabato scorso 21 febbraio 2015 a 82 anni.

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Sette storie di bene, nel secolo del male

Odoardo Focherini

Sette storie, tra le centinaia.

Il ’900, con lo sterminio degli ebrei e gli altri genocidi, è stato il secolo del male assoluto? Allora le storie di coloro che a questo male hanno contrapposto il bene, contro tutto e contro tutti, anche a costo della propria vita, vanno ricordate e tramandate come la testimonianza più vera che negli esseri umani la fraternità sa essere non meno assoluta della ferocia. E che non è solo inesauribile la fonte della ferocia, ma anche quella della fraternità.

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Corano e Bibbia insieme sull’altare

Il Corano viene portato sull’altare a fare compagnia alla Bibbia durante la messa. Mentre migranti musulmani fanno compagnia a migranti cristiani e al popolo locale dei credenti che affolla la navata. È accaduto domenica 18 gennaio 2015 nella chiesa arcipretale di Mori alla festa dei migranti e dei profughi voluta dalla diocesi trentina e da tutta la chiesa cattolica.

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