Archivio della parola chiave: Dublino

100 anni fa veniva pubblicato l’«Ulisse» di Joyce. Breve storia di un libro colossale e del suo autore

James Joyce e Sylvia Beach nella libreria Shakespeare and Company (immagine tratta dal libro “James Joyce”, di Chester G. Anderson, Thames and Hudson, London 1998).

Il 2 febbraio 1922 veniva pubblicato a Parigi da Sylvia Beach della libreria-casa editrice Shakespeare and Company il colossale Ulysses di James Joyce. Uno dei libri più importanti, complessi, rivoluzionari, censurati e meno letti del Novecento. Ecco la storia – unica – del libro e del suo autore che se ne andò in esilio dalla sua Irlanda, amò Dante e la Bibbia, e l’opera italiana, ebbe un contraddittorio rapporto coi gesuiti e fu anche maestro di inglese di Italo Svevo e di Alice Weiss, la madre di don Lorenzo Milani.

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Il Cristo notturno del genio inquieto. Caravaggio a Dublino

 

Leeson Street con le sue alte case in mattoni e gli eleganti portali dalle bianche colonne è una delle tipiche strade dublinesi dell’età georgiana. Al n. 35, nella parte nord della grande arteria che sbocca a ridosso del vasto parco di St Stephen’s Green, c’è una delle principali sedi dublinesi dei gesuiti.

E qui, una mattina di agosto del 1990, Sergio Benedetti, l’esperto italiano responsabile dei restauri alla Galleria Nazionale d’Irlanda, fece una scoperta sensazionale.

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Primo Levi e il duce: duello in libreria

“La sua opera ce la troveremo davanti anche al momento del Giudizio Universale” scrisse Claudio Magris nell’aprile del 1987 quando Primo Levi morì.

Ricordate? “Voi che vivete sicuri/ nelle vostre tiepide case /… considerate se questo è un uomo / che lavora nel fango / che non conosce pace / … considerate se questa è una donna / senza capelli e senza nome / senza più forza di ricordare…”.

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Ieri l’Irlanda, oggi l’Africa. Grandi carestie e grandi ingiustizie

Dublino, il “Famine Memorial” in St. Stephen’s Green (commons.wikimedia.org)

Una donna scheletrita, appoggiandosi a un bastone, porge una ciotola a un’altra donna, seduta, sfiancata. Accanto a loro un uomo, ritto sulle punte dei piedi, alza le braccia al cielo, sottili e diritte come frecce, implorando. Un cane è accovacciato, la testa piegata.

Sembra un’immagine del Sudan di questi giorni.

È il monumento bronzeo, realizzato da Edward Delaney, che si può vedere in St. Stephen’s Green, il parco principale di Dublino, dedicato alla grande carestia, la Great Famine, che tra il 1845 e il 1850 provocò in Irlanda un milione di morti, forse un milione e mezzo.

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Bloomsday. I cento anni dell’eroe di Joyce

Solo da un grande rimorso poteva nascere un così grande atto d’amore.

Dublino celebra oggi il centenario del Bloomsday, cioè dell’Ulisse del “suo” James Joyce, con una serie ammirevole di iniziative che dureranno cinque mesi e che avrebbero perfino del commovente se non ci fossero le ombre pesantissime di un passato neanche tanto lontano a disturbare in sottofondo il clima di festa e di orgoglio cittadino di questo anniversario così singolare.

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