Alla Biblioteca Comunale di Trento si presenta il nuovo libro di V. Passerini “La speranza che muove il mondo. Umanità migrante”, venerdì 26 gennaio 2024, ore 17.00
«Di fronte a “spaventevoli difficoltà, fastidi, disgrazie, dispiaceri”, annotava, “di che temerò?”. Aveva una grande fede in Dio e in se stessa.
Schietta e allegra, ardita e tenace affrontò senza timori un mondo, ecclesiastico e laico, poco abituato a trattare affari e grandi questioni con le donne: “Devo lavorare come una giovanotta, devo sostenere forti ragioni contro forti uomini ingannatori”, scriveva alle consorelle nel 1904.»
Presentato a Roma l’8 novembre scorso l’annuale Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, organismo della Chiesa italiana. Nel 2021 ci sono state 83.791 partenze per ‘espatrio’ (erano 109.528 l’anno precedente), la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94.000. Chi è partito per espatrio è prevalentemente maschio (54,7%), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9%), il 66,8% è celibe o nubile.
Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia è andato in Europa, il 53,7% è partito dall’Italia Centro-Settentrionale. Le prime regioni di partenza sono Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Campania (7,1%)”.
Ieri (mercoledì 28) c’è stata la presentazione online del Dossier statistico immigrazione 2020 di Idos (il più autorevole, insieme a quello di Caritas-Migrantes).
L’altro ieri Migrantes ha presentato il Rapporto italiani nel mondo 2020.
Due dati: gli immigrati in Italia sono 5.306.500, gli italiani emigranti 5.486.081.
Un popolo e un tribunale hanno aperto in questi giorni un altro squarcio nel muro di discriminazione verso gli stranieri sul quale la destra italiana e internazionale ha costruito in questi anni le sue fortune elettorali. E hanno riaffermato il principio dell’uguaglianza tra gli esseri umani. Domenica 27 settembre il popolo svizzero ha bocciato il referendum anti immigrati, tra i quali ci sono moltissimi italiani, sostenuto dalla destra, Lega in testa (Lega anti italiani? Certo).
Davide contro Golia. Vincerà un giorno Davide, il migrante? Un giorno vincerà. Forse alla seconda, più probabilmente alla terza, di sicuro alla quarta generazione. I suoi figli, i suoi nipoti, i suoi pronipoti e quelli che verranno dopo vinceranno. Lo dice la storia dell’umanità, quella dei Davide italiani in primo luogo.
Ma adesso Davide, il migrante, è un essere troppo debole. È vero, ha coraggio da vendere, ha attraversato deserti e mari, superato un’infinità di pericoli, lasciato tutto per un sogno. Ma si trova davanti un Golia subdolo, sleale, vigliacco. Il Golia informazione-propaganda. Che spara da dentro un carro armato. Che duello è mai questo? Lui, con la fionda?
Quanti ne lasceremo morire?
Ieri sono morti altri 100 esseri umani nel Mediterraneo, nel mare di Libia, mentre i capi d’Europa litigavano su come non salvarli. Non li salvi tu? Non li salvo nemmeno io. Infinita miseria d’Europa.
Perché partono? Perché affrontano questi viaggi pericolosi se sanno di rischiare la vita? Se sanno che magari non saranno accolti neanche bene? È una domanda che tanti si pongono, e che spesso mi pongono. Rispondo con i versi di una canzone.
«Vestiti di stracci, in grandi greggi,
noi, carichi di un incredibile dolore,
ci recammo nella terra grande e lontana.
“Ammonticchiati là come giumenti, sulla gelida prua mossa dai venti, migrano a terre inospiti e lontane; laceri e macilenti, varcano i mari per cercar del pane.”
Voglio cominciare questo mio intervento leggendo un testo che ho trovato sulla rivista “Trentini nel mondo” (numero di febbraio del 1999), che è il mensile dei nostri emigranti.