Archivio della parola chiave: Profughi/rifugiati

L’accordo scandaloso con la Libia si rinnova

Come è possibile che l’Italia rinnovi l’accordo con la Libia sui migranti, che verrà confermato tacitamente il 2 novembre prossimo se una delle due parti non lo mette in discussione, quando le stesse autorità libiche sono sotto accusa per aver trasformato i centri di accoglienza in prigioni-lager dove si tortura e si uccide per estorcere denaro ai migranti?

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Il coraggioso silenzio di De Marzi

Mamma e bimbo trovati, l’altro giorno, abbracciati nella barca in fondo al mare di Lampedusa.

I bambini del mare hanno gli occhi di conchiglia, / le scarpine di pezza cucite dalla mamma / prima di partire, prima di morire. / I bambini del mare sono un’ombra sulla riva, / i capelli di sole baciati dalla mamma / prima di partire, prima di morire.

Nei versi di uno degli ultimi canti di Bepi De Marzi, l’autore di “Signore delle cime”, e del suo coro, i Crodaioli, c’è tutto lo strazio della strage degli innocenti che continua a compiersi sotto i nostri occhi.

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Il capo degli scafisti? Lo paghiamo noi

In questi giorni, due fatti clamorosi, apparentemente distanti, ci ricordano la medesima verità: che le politiche estere occidentali (anche le altre, ma parliamo delle nostre), ammantate di valori altisonanti, sono spesso delle manifestazioni del più squallido cinismo e che a pagarne il prezzo sono sempre i più deboli, le persone prive di tutto, i profughi.

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L’infezione dell’animo umano

Troppi pio pio e troppi silenzi accompagnano gli atti xenofobi e razzisti del governo provinciale leghista. C’è una corsa al non dire. Non mancano le voci che si oppongono. Ma il Trentino si rivela in tutto il suo supino splendore. Dall’alto in basso. Imprenditori silenti, chiesa silente, cultura silente, scuola silente, politica pio pio, organi di informazione all’acqua di rose. E intanto, atto dopo atto, il governo provinciale leghista esclude, discrimina, caccia. Chi è il nemico? Lo straniero.

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Perché non muoia la pietà. Ricordiamo i 35.597 morti

In un nuovo spaventoso naufragio accaduto ieri nel Mediterraneo sono morte almeno 65 persone che dalla Libia erano partite per l’Italia in cerca di un futuro migliore.

I pescatori tunisini ne hanno salvato per fortuna molte altre. I pescatori hanno conservato la pietà che i nostri governanti hanno perduto. Il governo italiano è arrivato al punto di punire chi salva esseri umani che stanno annegando.

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Manuela, la seconda mamma di Delam. Una storia di buona accoglienza

Un giorno Samba Kebbeh, giovane proveniente dal Gambia e accolto come rifugiato nel paese di Valle San Felice, 260 abitanti, frazione del Comune trentino di Mori, disse a Manuela Ciaghi, volontaria: «In marzo si sposa mia sorella Delam. Noi non abbiamo un padre e nemmeno una madre. Io non posso andare in Gambia per accompagnarla

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Uomini e cani

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha visto lo spirito di umana solidarietà umiliato e offeso dal nuovo potere politico. Con parole, comportamenti, leggi. Ma ha visto anche un bel pezzo di società reagire con coraggio a questa degenerazione e affermare con parole, comportamenti e azioni che non intende abbandonare la solidarietà nelle mani dei suoi distruttori.

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Venga nella bidonville del Trentino. Lettera aperta all’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi

L’interno di un contaniner del campo profughi di Marco. (Foto V. Passerini)

Domenica 14 gennaio la Chiesa cattolica ha celebrato la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Lei l’ha ricordata con parole piene di spirito evangelico. Così è accaduto in altre chiese, almeno in quelle dove i profughi non sono ignorati, se non disprezzati.

Io sono andato a trovare i profughi al campo di accoglienza di Marco di Rovereto. Sono 234, stipati come sardine in diciassette container, quattordici persone per ogni ontainer, tranne uno che ne ospita otto.

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Situazione disumana, protesta giusta

Non è vero che la protesta dei richiedenti asilo accolti nel campo di Marco di Rovereto è incomprensibile, come ha affermato l’assessore provinciale alle politiche sociali Luca Zeni. È invece pienamente comprensibile.

Quello che non è comprensibile, oltre all’infelice risposta dell’assessore, è come mai questa situazione indecente di accoglienza duri da tempo malgrado le segnalazioni e le proteste venute ripetutamente da più parti nel recente passato.

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Morte di Adan, ragazzino iracheno

La morte di Adan, ragazzino iracheno di 13 anni che la distrofia muscolare costringeva a vivere in carrozzina, e che per quattro giorni, insieme ai suoi genitori e a tre fratellini più piccoli, ha dovuto vivere in strada a Bolzano perché si doveva verificare se questa famiglia di profughi poteva essere accolta in una qualche struttura è sconvolgente. Si doveva verificare. Giornate per verificare.

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Gli angeli e i demoni degli eritrei

Il calvario del popolo eritreo ha i suoi demoni e i suoi angeli. A guidare la schiera dei primi è Isaias Afewerki, il dittatore dell’Eritrea al potere da ventiquattro anni, vero principe delle tenebre, angelo caduto, liberatore del suo popolo e poi suo aguzzino, secondo un triste copione non raro nella storia dei movimenti di liberazione marxisti-leninisti.

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Una coltellata a chi ne ha già subite tante

Accanto all’aspetto violento e vigliacco dell’attentato incendiario alla «Casa don Santo Amistadi» di Roncone che accoglie tredici profughi, tipico di ogni intimidazione mafiosa, c’è anche l’aspetto ridicolo. Che cosa si vuol dire con questo attentato? Che cosa si voleva dire con gli analoghi attentati di Lavarone e Soraga?

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«Fanno il deserto e gli danno il nome di pace»

Vento e neve hanno reso più difficile in queste ore l’evacuazione dei civili rimasti ad Aleppo est, crocifissa da quasi cinque anni di guerra e da sei mesi di assedio feroce. Eppure, dopo tante bombe cadute dal cielo quei fiocchi di neve sembrano portare un messaggio di salvezza a quelle donne, a quei bambini, a quei vecchi affamati e traumatizzati.

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In nome di Abdoulaye

In una bellissima intervista pubblicata su «l’Adige» del 20 novembre scorso, Roberta Boccardi ha raccolto, con grande umanità, da una coppia di genitori cinquantenni dell’Alta Valsugana la storia di Abdoulaye, profugo senegalese di ventidue anni che loro avevano accolto in famiglia e che era morto poco giorni prima, dopo aver lottato invano con una grave malattia.
Una storia difficile da dimenticare, per diversi motivi.

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L’attentato

Nelle stesse ore in cui dei barbari appiccavano il fuoco al portone della casa delle suore Elisabettine di Lavarone, rinomato centro turistico trentino, destinata ad accogliere ventiquattro donne profughe provenienti dalla Nigeria, le Nazioni Unite diffondevano un drammatico appello alla comunità internazionale per salvare la vita di 75 mila bambini che nei prossimi mesi rischiano di morire di fame proprio in Nigeria.

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La “Settimana dell’accoglienza” e le solitudini

Quando atroci operazioni di guerra in cui tanti innocenti perdono la vita ci vengono sbattute quotidianamente in faccia, come è il caso del calvario infinito di Aleppo, se proprio non siamo diventati dei morti viventi, freddi come il ghiaccio, ci chiediamo cosa dovremmo fare per fermare le atrocità, per aiutare quei poveri esseri umani.

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La protesta degli afghani

La situazione del gruppo di profughi che ieri sono tornati a protestare a Bolzano è indegna di un Paese civile come l’Italia e di una terra civile e accogliente come il Sudtirolo. Dura da mesi, questa situazione, e le soluzioni finora trovate sono del tutto parziali e non corrispondono a quella dignità di trattamento che si deve dare a ogni essere umano, specialmente a chi è stato costretto dalla guerra e dalla povertà a lasciare il proprio Paese.

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Fallimento del cinismo politico

Il cinico non è adatto a questo mestiere. Ryszard Kapuscinski, uno dei più grandi reporter di sempre, pensava così del suo mestiere. Non puoi raccontare bene il mondo se non hai simpatia per gli esseri umani, se non provi compassione per la povertà e la sofferenza. Se disprezzi gli ideali e i valori più nobili. Cambia mestiere, perché non sei in grado di capire la realtà nella sua verità. E quindi non puoi farla comprendere agli altri.

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Al Brennero, oltre i muri

Italiani e austriaci si incontrano oggi al Brennero nel segno dell’Europa dei ponti e non dei muri. Quell’Europa dei ponti che fu dei padri fondatori, di De Gasperi, di Schuman, di Adenauer, di Spinelli e dei federalisti, l’Europa di Alex Langer, l’Europa che ha trovato oggi in papa Francesco il suo più appassionato e tenace ambasciatore.

Un incontro di grande significato, voluto da Pax Christi Italia e Pax Christi Austria per ribadire un no fermissimo alla barriera in costruzione e un sì altrettanto fermo all’Europa famiglia di popoli.

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L’Italia ha triplicato l’export di armi

Nel pieno della tragedia umanitaria dei profughi, causata soprattutto dalle guerre e dal terrorismo, alimentati da un traffico di armi senza sosta, e poi dalle estreme povertà di vaste aree dell’Africa e dell’Asia, la notizia che l’Italia ha triplicato nel 2015 l’export di armi, arrivato a 8,2 miliardi di euro rispetto ai 2,9 del 2014, è di quelle che suscitano stupore e indignazione.

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L’Europa si salva con la giustizia sociale

Un misto di disinformazione e disumanità verniciato di moderazione. Tipico della politica più pericolosa. Norbert Hofer, il candidato dell’estrema destra austriaca che domenica scorsa ha stravinto col 35,1 % il primo turno delle elezioni presidenziali austriache, si rivela ancora una volta per quello che è nelle interviste del giorno dopo. Sorrisi, cortesia, finta ragionevolezza, un crocifisso di legno in una tasca, la pistola nell’altra. Dice che lui è con Dio, il Dio cristiano. Ma il Dio cristiano sarà con lui? Mai una parola di pietà per tutti quegli infelici annegati nel Mediterraneo.

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Più Europa, non più muri

È un gravissimo errore dare corda alla sfiducia nell’Europa e ripristinare i confini statali. Ed è un errore non meno grave dare corda a quei governi dell’Est Europa che proclamano apertamente ideologie xenofobe e razziste. L’Austria, socialdemocratica e cristiano-popolare, con la decisione di chiudere i propri confini e con la scelta di concordare con Ungheria, Polonia e altri paesi dell’Est Europa una politica di chiusura verso i profughi ha commesso due gravissimi errori.

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Judit, Reginette e le altre sorelle

Le 4 suore uccise (Foto di “Avvenire”)

Avevano nomi leggeri, come di danzatrici: Judit, Reginette, Anselm, Marguerite.

Erano suore di Madre Teresa di Calcutta e assistevano disabili e anziani in una casa di cura ad Aden, in Yemen, il Paese più povero del Vicino Oriente.

Il 4 marzo scorso un gruppo terroristico, probabilmente jihadista, irrompe nella casa di cura e le massacra, insieme ad altre dodici persone, dipendenti e collaboratori.

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Le nostre responabilità

I profughi nel mondo sono aumentati in questi anni insieme all’aumento della produzione e del commercio delle armi.

I profughi sono aumentati insieme all’aumento delle disuguaglianze economiche tra popoli ricchi e popoli poveri.

I profughi sono aumentati insieme all’aumento dei disastri ambientali causati dal surriscaldamento del clima e dall’uso dissennato del territorio e delle sue risorse.

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Quante orecchie, quanti morti?

«Quante orecchie deve avere un uomo prima di poter sentire la gente piangere? E quanti morti ci vorranno prima che egli sappia che troppi sono morti? E quante volte può voltare la testa fingendo di non vedere?».

Si canta Blowin’ in the Wind di Bob Dylan alla partenza della fiaccolata della pace che inaugura l’anno nuovo a Canal San Bovo, tra i monti della bella Valle del Vanoi.

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L’anno dei profughi

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle (2015) ha visto un aggravarsi senza precedenti del dramma dei profughi asiatici e africani che cercano salvezza in Europa. Quanto sul modo di rispondere a questo dramma, davvero epocale, potranno influire le orrende stragi terroristiche, rivendicate dagli estremisti islamici dell’Isis, che venerdì 13 novembre hanno insanguinato Parigi (dopo la strage di Charlie Hebdo del 7 gennaio), non è dato ancora di sapere.

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Bolzano e Brennero porte della speranza

Come nella vita delle persone, anche in quella delle comunità i drammi e le sofferenze possono far crescere. Possono risvegliare, invece della paura, il meglio che c’è in ciascuno. Ne è convinto Claude Rotelli, presidente di Volontarius, l’associazione che a Bolzano sta ogni giorno accanto ai profughi e alle tante povertà di strada, vecchie e nuove.

In questo drammatico 2015 le stazioni ferroviarie di Bolzano e Brennero sono diventate per i profughi una delle porte della speranza verso il Nord, la Germania soprattutto.

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